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Savina Caylyn: il direttore di macchine Verrecchia racconta i soprusi subiti dall’equipaggio

Quello riportato a Chi l’ha Visto? è un racconto agghiacciante: dopo quasi 9 mesi di prigionia, Antonio Verrecchia descrive le violenze e le tensioni a bordo della motocisterna italiana Savina Caylyn.
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E' la voce dell'uomo più anziano dell'equipaggio della Savina Caylyn, Antonio Verrecchia, a sciogliere il gelo creatosi attorno alla vicenda della petroliera italiana rapita lo scorso febbraio dai pirati somali. Ieri sera, nel corso della trasmissione "Chi l'ha visto", il Direttore di macchine della motocisterna di proprietà della società armatoriale Fratelli D'Amato ha potuto raccontare a quanti seguono il programma di Rai 3 la situazione che da mesi vive insieme ai suoi compagni d'equipaggio. Quella di Verrecchia è la voce di un uomo stanco, esausto della prigionia e dei soprusi subiti.

"Ho subito legature, l'incaprettamento, una bastonatura. Per ora sopravvivo ma non so quanto possiamo andare avanti. Siamo tutti il giorno seduti sotto minacce di armi" dice Verrecchia. La descrizione delle condizioni di vita dell'equipaggio si arricchisce di particolari agghiaccianti telefonata dopo telefonata; ne aveva già parlato il comandante Lubrano Lavader, così come Eugenio Bon, in una telefonata con il padre Adriano.

Chi segue la vicenda sa che  AntonioVerrecchia, 62enne, era stato bastonato quando nei primi mesi di prigionia i pirati decisero di portare nel deserto Bon, Guardascione e Cesaro. Il direttore di macchine, originario di Gaeta, tentò di ribellarsi alla decisione dei predoni che reagirono percuotendolo con un bastone.

Come aveva già raccontato nei giorni scorsi al quotidiano on line Libero Reporter, gli italiani a bordo della petroliera Savina Caylyn al momento sono soltanto lo stesso Verrecchia e Eugenio Bon, di Trieste, mentre gli altri tre, il comandante Lubrano Lavadera, Crescenzo Guardascione e Giammmaria Cesaro, sarebbero ancora a terra assieme al primo ufficiale di macchine Puranik Rahul Arun e al secondo ufficiale di macchine, Nair Hari Chandrasekharan, di nazionalità indiana.

Secondo quanto riferito dal comandante (fatto tornare a bordo per breve tempo al fine di gestire la trattativa con l'armatore) le condizioni di vita a terra sarebbero peggiori di quelle vissute a bordo: "Dormono sulla sabbia, bevono acqua piovana, mangiano pane cotto sulla sabbia e qualche fagiolo passato dai pirati." ha riferito Verrecchia.

Nel corso della telefonata è intervenuto anche Eugenio Bon che ha ricordato che la situazione di tensione vissuta dall'equipaggio della Savina Caylyn si acuisce ogni qual volta alla nave si avvicinano elicotteri o navi militari per una breve ricognizione: "ogni volta che si avvicinano o navi militari o un elicottero in perlustrazione per noi sono problemi grossi, prendiamo botte, violenze, insulti".

Da mesi ormai l'imperativo è quello di fare presto e riportare a casa gli ostaggi.  Una richiesta che rischia di  diventare, giorno dopo giorno, mera retorica. Nonostante tutti gli appelli, le telefonate ai quotidiani, le manifestazioni di piazza, i messaggi all'armatore, le interrogazioni parlamentari non sembra essere ANCORA abbastanza chiaro che da 9 mesi  nel Golfo di Aden si consuma una delle tragedie  più cruente dei nostri tempi.

Chi quel mare lo solcava per lavorare si trova a combattere ogni giorno per scampare alla morte: da 270 giorni le vite di 17 uomini sono lasciate nelle mani di mangiatori di foglie di knut, sedicenni disperati con in braccio un mitra. In pasto alla barbarie, ma soprattutto all'immobilismo del nostro Governo. Da 9 mesi la Farnesina a fasi alterne ha comunicato il suo interesse per la vicenda,  ha richiesto di mantenere il silenzio stampa, e  ha fatto sapere di non poter pagare il riscatto perché ciò vorrebbe dire finanziare, in qualche modo, il fenomeno della pirateria somala.

Fermo restando questi fatti, cosa intende fare ad oggi il Governo italiano? Una richiesta che è approdata nuovamente sui banchi della Camera oggi pomeriggio, grazie ad un'interrogazione parlamentare della deputa del Pd Luisa Bossa. Questo l'aggiornamento di stato sul suo profilo Fb: "In aula,chiedo al governo,dopo la telefonata drammatica dei marittimi della Savina Caylyn,sequestrati dai pirati somali,di fare presto senza se e senza ma…"

Nair Hari Chandrasekharan, Balakrishnan Bijesjh, Kalu Ram,Kamalia Jentilal Kala, Tamboo Ahmed Hussein, Nantumuchchu Gurunadha Rao,Solanki Jitendrakumar Govind, Nevrekar Asgar Ibrahim, Fernandes Prinson, Fazil Sheik, Rabbani Ghulam, Palav Ganesh Babaji, Mulla Abrar Abdul Qadir, Oiler, Wiper, Cardozo Pascoal Michael, Jetwa Denji Keshav, Giuseppe Lubrano Lavadera, Antonio Verrecchia, Eugenio Bon, Crescenzo Guardascione, Gianmaria Cesaro, LIBERI SUBITO. Senza se e senza ma.

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