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Sara, la modella morta a 26 anni. Parla la mamma: “I suoi mostri l’hanno portata via”

Il dolore della madre della 26enne Sara Pegoraro morta per overdose: “Era molto sensibile, quel giorno è successo qualcosa”.
A cura di Biagio Chiariello
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Una ragazza "sensibile" e in quanto tale "soffriva più degli altri". "Aveva i "suoi fantasmi, i suoi mostri" che alla fine l'hanno trascinata via la scorsa settimana. Così la mamma di Sara Pegoraro, la modella di 26 anni, morta di overdose venerdì sera. La Procura ha disposto l’autopsia e aperto un’inchiesta per verificare responsabilità di terzi sulla sua morte. L'ipotesi è che la ragazza sia morte per overdose. A parlare di lei è la mamma Marina.

Il giorno della sua morte Sara doveva partire. "Aveva i biglietti per andare a Firenze ad una festa e da lì doveva ripartire per Palermo per un lavoro" dice la donna al Corriere della Sera. Non è chiaro cosa sia accaduto. "So che si era molto addolorata – continua Marin – per qualcosa che le era successo quel giorno, una discussione forse, a livello di amicizie. Non mi ero stupita più di tanto, ogni volta che riceveva uno sgarbo, una cosa che la faceva star male ne soffriva in modo esponenziale, odiava la falsità e l’ipocrisia. Quel giorno doveva essere successo qualcosa che l’aveva turbata molto".

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Chi era Sara? "Una guerriera, una ragazza che amava la vita, gli animali e la natura. Aveva bisogno di momenti per sé, di solitudine. Le riusciva tutto nella vita. In questo momento aveva grandi progetti lavorativi, voleva seguire una squadra di Kart femminile a Roma insieme ad un suo amico". Ma aveva, come detto, i suoi mostri. "Soffriva molto quando gli accordi (anche di lavoro) saltavano. E’ capitato che l’avessero convocata per lavoro e le cose poi fossero svanite con i biglietti aerei già presi. Programmava tutto con minuzia. Amava la perfezione, diceva: ‘le cose si fanno bene o non si fanno'" racconta ancora la genitrice.

È stata proprio Marina a trovare la figlia esanime: "Ero a casa, sono sempre stata a casa. Poi l’ho vista. Non riesco nemmeno a parlare di quei momenti e non voglio. La mia Sara era speciale ma era anche una ragazza come tante, con i suoi dolori e le sue fatiche, ragazze che non dovrebbero ‘andare via' così".

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