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Rosarno, timbravano il cartellino poi andavano al bar: arrestati 4 dipendenti comunali

I carabinieri di Rosarno, in Calabria, questa mattina hanno fatto scattare un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Palmi su richiesta del procuratore Ottavio Sferlazza nei confronti di quattro dipendenti comunali accusati, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni o certificazioni.
A cura di Davide Falcioni
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Timbravano il cartellino poi abbandonavano il luogo di lavoro. È accaduto a Rosarno, in Calabria, dove questa mattina i carabinieri hanno fatto scattare un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Palmi su richiesta del procuratore Ottavio Sferlazza nei confronti di quattro dipendenti comunali posti agli arresti domiciliari. Si tratta di L.G. di 66 anni, C. D. di 68, N. R. F. C. di 65 e S. M. di 63. Per altri quattro, invece, il gip ha disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: B. C. di 67 anni, M. M. G. di 6, P. M. di 66 e S. D. di 43. Tutti sono accusati, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni o certificazioni.

Nei guai sono finiti i dipendenti delle varie aree organizzative del Comune, tra i quali figurano un responsabile di un settore ed una persona che, in passato, è stata comandante della polizia municipale. Ad altri quattro indagati, inoltre, è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. L'inchiesta, chiamata "Torno Subito", è il frutto di un'indagine condotta tra giugno 2017 e luglio 2018 dalla tenenza dei carabinieri di Rosarno. Le attività investigative sono scaturite dall'intuizione di un militare che aveva notato un impiegato del Comune di Rosarno, durante l'orario di lavoro, intento a consumare alcolici e a giocare alle slot-machine in un bar di San Ferdinando. I pedinamenti e i servizi di osservazione hanno confermato i sospetti e hanno consentito, secondo gli inquirenti, di far luce sull'esistenza di una vera e propria prassi diffusa tra alcuni impiegati del Comune di Rosarno.

Dall'inchiesta è emerso che i mezzi di servizio comunali venivano usati dagli indagati per scopi privati, esigenze ricreative, relazionali o, comunque, personali. Gli indagati, infatti, se ne appropriavano per recarsi e trattenersi negli esercizi pubblici della zona. Le modalità utilizzate dalle persone coinvolte nell'inchiesta erano quelle classiche: i dipendenti del Comune di Rosarno "attestavano falsamente la propria presenza in servizio, omettendo di registrare, mediante il badge, gli allontanamenti dalla sede di lavoro, per recarsi a fare la spesa, al cimitero, o, come nel caso di uno degli indagati, a prendere i figli a scuola, subito dopo aver timbrato il cartellino delle presenze". I reati contestati dalla Procura di Palmi ai dipendenti sono aggravati dall'aver commesso il fatto abusando dei poteri e con la violazione dei doveri del servizio, anche per coloro i quali avevano l'onere del controllo su altri dipendenti. In tredici mesi, i carabinieri hanno accertato quasi 300 episodi di assenteismo.

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