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Resti umani a Sollicciano: cosa sappiamo delle valigie dell’orrore

In un campo messo parzialmente a coltura sotto il cavalcavia della superstrada e a pochi passi dal carcere di Sollicciano, una dopo l’altra sono sbucate quattro valigie ben chiuse. Nascondevano pezzi di corpi umani. Cosa sappiamo delle valigie dell’orrore e dell’uccisione di Shpetim e Teuta Pesho, marito e moglie scomparsi da Castelfiorentino nel 2015.
A cura di Angela Marino
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Sollicciano, foto dei Carabinieri
Sollicciano, foto dei Carabinieri

Era dai tempi di Ugnano, quando il corpo di una giovane donna venne trovato crocifisso a un palo, che la Toscana non si risvegliava in un simile orrore. Successe nel 2014 a soli cinque minuti da dove, non più di una settimana fa, sono state ritrovate le quattro valigie dell'orrore. In un campo messo parzialmente a coltura sotto il cavalcavia della superstrada e a pochi passi dal carcere di Sollicciano (dove si trova recluso il mostro di Ugnano, Riccardo Viti, tra gli altri), una dopo l'altra sono sbucate quattro valigie ben chiuse. Nascondevano pezzi di corpi umani.

La valigia numero uno

È iniziato tutto il 10 dicembre 2020, venerdì, quando, per caso, il proprietario di uno degli appezzamenti in zona ha trovato la valigia numero uno. L'ha aperta e vi ha trovato il busto di un uomo bianco, tra i 40 anni e i 60. Causa della morte: sgozzamento. Sono arrivati i carabinieri da Firenze, i cani molecolari del nucleo cinofili di Bologna. Alla sede di via dei Pilastri il  telefono a cominciato a squillare. Qualcuno ha evocato, forzatamente, il mostro di Firenze, ma neanche ai tempi di Pacciani i corpi venivano smembrati con una motosega, come invece fatto per la vittima.

La valigia numero due

Gli investigatori avevano intuito che quella valigia abbandonata non fosse un caso unico. A quel corpo, proprio come al puzzle del delitto, mancavano dei pezzi. E scavando e cercando come una macabra caccia al tesoro, i militari hanno trovato. Hanno trovato la valigia numero due. Sono passate solo poche ore, è l'11 dicembre 2020, e questa volta il trolley contiene arti inferiori di un corpo umano non identificato. In un primo momento gli inquirenti pensavo che i resti appartengano allo stesso corpo del ritrovamento numero uno. Non è così.

La valigia numero tre

Nel weekend le ricerche rallentano, ma non bisognerà aspettare molto per il prossimo step della caccia. Lunedì 14 dicembre, mentre l'Italia discute di cenoni, vaccini, regali, la lingua di terra che circonda il carcere restituisce un altro macabro oggetto. È la valigia numero tre. Contiene il tronco superiore di un corpo umano. Questa volta è una donna. Causa della morte: strangolamento. Qualcuno parla – ancora una volta prematuramente – di serial killer. Altri guardano oltre le mura del carcere, dove la vita, la morte e l'onore vengono regolati con mandati esterni che spesso coinvolgono parenti. Vendette trasversali, spedizioni punitive, forse è quella la strada. E qualcuno fa il nome di Shpetim e Teuta Pesho, marito e moglie scomparsi da Castelfiorentino nel 2015.

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La valigia numero quattro

Mentre si sprecano speculazioni e ipotesi, dopo un momentaneo stop alle ricerche, mercoledì 16 dicembre 2020, i militari fanno una scoperta, un'altra. È la valigia numero quattro.  dentro ci sono arti inferiori di un corpo umano di uomo, si ritiene che completino i resti del ritrovamento uno. Intanto arriva la conferma, il corpo maschile ritrovato il 10 dicembre appartiene a Shpetim Pasho, uno dei due coniugi albanesi scomparsi. L'ufficialità arriva dal confronto che i Ris di Roma hanno fatto tra l'impronta del cadavere e quella dell'anziano scomparso.

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