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Ramacca, imprenditore edile copre le tracce della morte di un suo operaio che lavorava in nero

È stato denunciato per omicidio colposo derivante da violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni, l’imprenditore 46enne che avrebbe nascosto la morte di un suo operaio all’interno di un cantiere facendola passare come una caduta accidentale. Con lui sono state denunciate altre due persone, tra le quali un dipendente che avrebbe pulito le tracce di sangue dell’operaio 60enne deceduto.
A cura di Chiara Ammendola
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Sono tre le persone denunciate dai carabinieri nell'ambito delle indagini svolte sulla morte dell'operaio di 60 anni deceduto il 15 febbraio a Ramacca, in provincia di Catania. Secondo quanto appurato dai militari infatti i tre avrebbero coperto le tracce dell'incidente che ha causato la morte dell'uomo avvenuta in seguito a una caduta dal tetto di un'abitazione dove si stavano svolgendo alcuni lavori di ristrutturazione.

I carabinieri per questo hanno denunciato un imprenditore edile di 46 anni per omicidio colposo derivante da violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni, un 82enne per la responsabilità penale a carico del committente dei lavori e infine un muratore di 36 anni ritenuto responsabile di favoreggiamento personale. L'incidente risale al 12 febbraio scorso quando la vittima, un operaio edile di 60 anni, è precipitato dal tetto di un palazzo di Ramacca, dov'erano in corso lavori di rifacimento della copertura: trasportato d'urgenza all'ospedale Cannizzaro di Catania per essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico a causa di diversi traumi riportati nella caduta, è deceduto dopo tre giorni nel medesimo nosocomio.

Interrogato dai carabinieri, l'imprenditore aveva raccontato che l'uomo era caduto in maniera accidentale da un tetto, ma di un'abitazione privata di Mineo, dove lo stesso appaltatore era intento, per conto proprio, a sistemare un'antenna televisiva. Sempre secondo il suo racconto l'operaio sarebbe salito sul tetto per dargli una mano a titolo personale. Versione questa che non ha convinto gli inquirenti che hanno continuano le indagini e hanno appurato che l'operaio in realtà era al lavoro proprio in un cantiere affidato allo stesso imprenditore: e sarebbe stato quest'ultimo a chiedere, dopo l'incidente mortale, a un suo dipendente di lavare le tracce di sangue formatesi sul pavimento del cantiere, al fine di eludere le indagini nei confronti del proprio datore di lavoro.

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