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Covid 19

Quali sono le regioni in cui tra un mese le terapie intensive rischiano di andare in crisi

Se non si conterrà la diffusione dei contagi i reparti di terapia intensiva degli ospedali di dieci regioni italiane rischiano di entrare in forte affanno il prossimo mese. A dirlo il monitoraggio settimanale condotto dal ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui sussiste un  rischio alto per la tenuta delle rianimazioni in Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta.
A cura di Davide Falcioni
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I reparti di terapia intensiva degli ospedali di dieci regioni italiane rischiano di entrare in forte affanno il prossimo mese se non si riuscirà a contenere la crescita dei contagi. A dirlo il monitoraggio settimanale condotto dal ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità, secondo cui sussiste un  rischio alto per la tenuta delle rianimazioni in Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta. Secondo il dossier del governo e dell'Iss le terapie intensive di questi territori hanno una probabilità – passata da alta a massima – di superare la soglia del 30% di occupazione da pazienti Covid nel prossimo mese. Le regioni segnalate con il livello più alto di rischio per questo parametro sono la Lombardia e la Liguria. Per quanto riguarda la settimana dal 5 all'11 ottobre "si è osservato un importante aumento nel numero di persone ricoverate (4.519 vs 3.287 in area medica, 420 vs 303 in terapia intensiva nei giorni 11/10 e 4/10, rispettivamente) e, conseguentemente, aumentano i tassi di occupazione delle degenze in area medica e in terapia intensiva, con alcune Regioni/PPAA sopra 10%in entrambe aree". Ciò è accaduto a causa di "un'accelerazione nell'evoluzione dell'epidemia, ormai entrata in una fase acuta con aumento progressivo nel numero dei casi" e con "evidenze di criticità nei servizi territoriali.

L'appello di governo e Iss: "Indossate mascherine ed evitate assembramenti"

Per questa ragione Ministero della Salute e Istituto Superiore della Sanità fanno "appello alla popolazione di rispettare con coscienza e precisione tutte le norme di precauzione previste". Viene raccomandato in particolare di rispettare il distanziamento fisico e l'uso corretto e appropriato delle mascherine e inoltre "di evitare quanto più possibile situazioni che possano favorire la trasmissione quali aggregazioni spontanee e programmate per evitare un ulteriore peggioramento che potrebbe richiedere restrizioni territorialmente diffuse".

In Italia quasi 5mila focolai

Attualmente in Italia sono attivi 4.913 focolai, 1.749 dei quali individuati tra il 5 e l'11 ottobre, con un aumento dei focolai in ambito scolastico, anche se la trasmissione intra-scolastica rimane complessivamente limitata. "Il virus oggi circola in tutto il Paese" e a livello nazionale l'indice di contagiosità Rt è di 1,17, calcolato sui casi sintomatici. Nella settimana presa in esame è stato osservato un importante aumento dei casi, che dal 28 settembre all'11 ottobre ha portato l'incidenza cumulativa a 75 per 100.000 abitanti, contro i 44,37 per 100.00 del periodo compreso fra il 21 settembre e il 4 ottobre. In 16 Regioni e nelle 2 Province autonome di Trento e Bolzano il valore dell'indice di trasmissibilità Rt è sopra l'1. Il valore più alto si registra in Valle d'Aosta (1.53), seguita da Piemonte (1.39) e Provincia autonoma di Bolzano (1.32). Tre le Regioni con Rt pari a 1 o sotto 1. Si tratta di Basilicata (1), Calabria (0.94), Molise (0.83).

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