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Quali sono le prossime grandi città italiane che introdurranno la Zona 30 dopo Bologna

Milano avrebbe dovuto diventare Zona 30 entro il nuovo anno, Firenze sta procedendo quartiere per quartiere e Torino studia come affrontare la questione. Dopo Bologna, ecco quali grandi città italiane introdurranno presto il nuovo limite.
A cura di Enrico Spaccini
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Bologna è la prima grande città italiana ad aver applicato il limite di velocità a 30 chilometri orari su gran parte delle strade urbane. Il periodo di transizione di sei mesi è ufficialmente terminato il 16 gennaio 2024, data dalla quale i vigili hanno iniziato non solo a presidiare le vie cittadine ma anche a sanzionare i trasgressioni del nuovo limite. Anche Milano con il nuovo anno avrebbe dovuto estendere la nuova norma che, al momento, è in vigore solo su poche aree, mentre Torino sta studiando come intraprendere questa nuova strada. L'obiettivo, però, è sempre lo stesso: ridurre la velocità delle auto per ridimensionare il numero di incidenti stradali mortali.

I casi di Cesena e Olbia

La prima città ad aver introdotto la cosiddetta Zona 30 è stata Cesena nel 1998: stando ai dati pubblicati da Asaps (Associazione sostenitori polizia stradale) nel 2023 nella città emiliana non si è verificato nessun incidente mortale, quelli non gravi sono rimasti più o meno stabili e quelli con feriti gravi sono dimezzati. L'unico territorio comunale, invece, che non prevede eccezioni al nuovo limite è Olbia che ha preso questa decisione già nel 2021.

In totale sono circa 60 le città italiane dove sono già state istituite più o meno estese Zone 30. La prossima grande città che la adotterà quest'anno è Parma, dove da mesi sono iniziati i lavori per adeguare le strade alla nuova norma. Infatti, ridurre il limite di velocità non significa semplicemente aggiungere cartelli e fare multe: i centri cittadini, in particolare, per sfruttare al meglio la nuova opportunità di sicurezza devono introdurre attraversamenti pedonali, piste ciclabili, ma anche dossi e chicane.

Le prossime grandi Città 30

Sono più di 10 le città che hanno votato e già previsto questa trasformazione nei loro piani urbani di mobilità sostenibile (Pums). In genere, si inizia con i quartieri residenziali e con le strade su cui si affacciano scuole e centri storici. Lo ha iniziato a fare Milano, che avrebbe dovuto accelerare il progetto con il nuovo anno ma che ancora ha questioni, più politiche che altro, da risolvere.

Firenze ha scelto di procedere quartiere per quartiere e Torino deve ancora capire come approcciare alla trasformazione della città. Chi è ancora indietro sulla Zona 30 è Roma, dove oggi si parla del nuovo limite solo negli annunci elettorali. Il sindaco, Roberto Gualtieri, ha detto che entro il 2026 il 70 per centro delle strade romane avrà il nuovo limite.

La questione politica

L'esperienza Bologna sta insegnando che quella della sicurezza stradale è diventata ormai una questione politica. A volte sembra che si ignori il fatto che un pedone che viene investito da un'auto che viaggia a 30 chilometri orari abbia tutt'altre chance di sopravvivenza rispetto a uno schianto a 50 chilometri orari.

Per evitare lo scontro politico su una questione che dovrebbe interessare tutti, le opposizioni di governo hanno presentato lo scorso giugno una proposta di legge in Parlamento. Questa chiede di rendere Zona 30 tutti i centri urbani, facendo diventare il limite a 50 chilometri orari un'eccezione.

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