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Processo strage di Rigopiano, i motivi delle 25 assoluzioni: “Valanga imprevedibile”

Sono state pubblicate oggi le motivazioni alla sentenza che lo scorso 23 febbraio ha portato ad assoluzione gran parte degli imputati al Processo per la tragedia avvenuta a Farindola il 18 gennaio del 2017, quando una slavina si distaccò da una cresta montuosa sovrastante investendo l’albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort, causando 29 vittime.
A cura di Davide Falcioni
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"Non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati in ordine al reato di cui al capo 1 dovendosi dunque escludere qualsivoglia collegamento causale tra la presunta condotta omissiva tenuta dagli imputati e il crollo dell’hotel Rigopiano". Così recita un passaggio delle motivazioni alla sentenza che lo scorso 23 febbraio ha portato ad assoluzione gran parte degli imputati al Processo per la tragedia avvenuta a Farindola il 18 gennaio del 2017, quando una slavina si distaccò da una cresta montuosa sovrastante investendo l'albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort, causando 29 vittime.

Lo scorso 23 febbraio sono stati condannati a 2 anni e 8 mesi il sindaco Ilario Lacchetta; 3 anni e 4 mesi i funzionari della Provincia Polo D'Incecco e Mauro Di Blasio e, per fatti laterali, 6 mesi a testa per il gestore del Resort Bruno Di Tommaso ed il tecnico Giuseppe Gatto. Tutti gli altri imputati, ben 25, vennero assolti. Ora la Procura ha 45 giorni di tempo per presentare l'eventuale ricorso in appello.

Protesta dei familiari delle vittime di Rigopiano lo scorso 23 febbraio
Protesta dei familiari delle vittime di Rigopiano lo scorso 23 febbraio

"Nessun elemento consentiva di riscontrare una condizione di rischio valanghivo"

"La valutazione che deve compiersi al fine di riscontrare se vi sia stata la violazione di regole cautelari da parte degli imputati nel non aver sollecitato il Coreneva (Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e delle valanghe, ndr) ad estendere l’area su cui effettuare la Clpv (Carte di localizzazione probabile delle valanghe, ndr) – scrive il gup – deve necessariamente essere condotta sulla base di una valutazione ex ante e pertanto non può non notarsi come alcun elemento consentiva di riscontrare una condizione di effettivo rischio valanghivo sull’area in questione; se ne deduce pertanto che debba escludersi che l’omissione degli imputati possa avere avuto alcuna incidenza causale con gli eventi che secondo le indicazioni riportate in rubrica hanno portato al crollo dell’hotel ed al decesso ed alle lesioni delle persone presenti a vario titolo nell’hotel Rigopiano al momento dell’impatto della valanga".

La valanga, quindi, secondo i giudici sarebbe stata assolutamente imprevedibile. "Sulla base degli elementi sopra indicati e – si legge ancora – dunque sia in quanto difettavano gli elementi soggettivi in capo agli imputati per attribuire loro una posizione di garanzia dovendosi riconoscere in capo al Coreneva competenza assoluta in ordine all’individuazione dei parametri entro cui far operare la Clpv e sia in merito all’assenza di concreti elementi tali da imporre un potere di intervento nei riguardi del Coreneva affinché individuasse il vallone di Rigopiano tra quelli da ricomprendere nella Clpv posto che alcun documento induceva a considerare il sito a rischio valanghe, ritiene il giudice che non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati".

Il fratello di una vittima: "Ricorreremo in appello"

Non si è fatto attendere il commento di Alessandro Di Michelangelo, fratello del poliziotto Dino Di Michelangelo, tra le 29 vittime insieme a sua moglie Marina Serraiocco: "L'imprevedibilità di un fatto va contestualizzata al momento, se fosse arrivata all'improvviso senza il minimo preavviso, allora potrei credere in un destino amaro per mio fratello Dino e per mia cognata Marina, ma qui si tratta di situazioni diverse in un lasso di tempo ampio che se fossero state prese in considerazione, forse oggi parleremo di altro". "Le nostre richieste di verità erano ben altre. Nessuno ancora ci ha dato risposte concrete, risposte che evidentemente dovranno essere nuovamente ricercate, si spera, in Appello".

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