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Rigopiano, la rabbia dei familiari delle 29 vittime: “Il processo rischia di finire in prescrizione”

Il comitato vittime dell’hotel Rigopiano: “Siamo arrivati a oltre metà settembre, ma sul fronte giudiziario, nessuna notizia, siamo ancora in attesa di conoscere le date delle udienze d’appello. Il processo di Rigopiano rischia di cadere in prescrizione”
A cura di Davide Falcioni
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"Siamo arrivati a oltre metà settembre, ma sul fronte giudiziario, nessuna notizia, siamo ancora in attesa di conoscere le date delle udienze d'appello. Il processo di Rigopiano rischia di cadere in prescrizione e sarebbe gravissimo se il processo per la tragedia che si poteva e si doveva evitare, dovesse concludersi in modo tanto indegno, incivile e vergognoso".

Ad affermarlo il comitato vittime dell'hotel Rigopiano, che raggruppa i parenti delle 29 persone morte nel crollo dell'hotel distrutto da una valanga il 18 gennaio del 2017. "Dal 23 febbraio scorso – spiega il comitato – dopo la sentenza di primo grado, ingiusta ed inaccettabile per noi e per tutti gli italiani che ci seguono, abbiamo atteso 90 lunghi giorni per conoscerne le motivazioni, poi altri 45 aspettando l'impugnazione da parte della procura di Pescara, depositata il 4 luglio scorso".

"Il tempo passa inutilmente, tempo prezioso per evitare che la strage di Rigopiano, vergogna e fallimento dello Stato sul territorio abruzzese – scrivono i parenti sui social – cada nell'oblio del ‘nessun colpevole', nonostante le innumerevoli ed inequivocabili contraddizioni esposte nell'impugnazione della sentenza di primo grado dai procuratori di Pescara che seguono la vicenda. Se ciò dovesse accadere, sarebbe un ulteriore fallimento dello Stato, per non aver saputo salvare dalla morte 29 anime innocenti e per non essere riusciti a far emergere tutta la verità e la giustizia, e l'ennesima beffa per noi, per i nostri angeli abbandonati lassù ad aspettare la morte e per tutti gli italiani che come noi credevano di vivere in un Paese civile".

Cinque condanne e 25 assoluzioni in primo grado

Lo scorso 23 febbraio si è concluso il processo di primo grado per la tragedia del 18 gennaio 2017. Il gup di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha assolto venticinque dei trenta imputati; tra le assoluzioni spiccano quelle dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, dell’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e di esponenti di varie istituzioni, quali Regione Abruzzo, Provincia di Pescara, Comune di Farindola e Prefettura. I cinque condannati furono il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (a due anni e otto mesi); il dirigente del settore viabilità della Provincia di Pescara e il responsabile del servizio viabilità dell’ente, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (3 anni e 4 mesi); l’ex gestore dell’albergo, rappresentante della Gran Sasso Resort & Spa, Bruno Di Tommaso (sei mesi) e il redattore della relazione tecnica per l’intervento sulle tettoie e verande dell’hotel, Giuseppe Gatto (6 mesi).

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