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Ultime notizie sulla tragedia di Rigopiano

Sentenza Rigopiano, perché quasi tutti gli imputati sono stati assolti e chi sono i condannati

Le decisioni del Gup hanno smantellato l’impianto accusatorio della Procura sulla tragedia di Rigopiano. “È stato cancellato il reato di disastro colposo” ha ammesso il Procuratore ma i pm son pronti a tornare in aula col ricorso in Appello.
A cura di Antonio Palma
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Solo cinque condanne, tra l’altro lievi e per poche imputazioni, e 25 assoluzioni, così si è concluso il processo di primo grado per la strage di Rigopiano che ha sollevato rabbia e indignazione tra i familiari delle 29 vittime e dei superstiti che hanno inveito in Tribunale contro il Giudice dopo la lettura della sentenza. Ma perché 25 dei 30 imputati del processo sono stati assolti? Il giudice per le udienze preliminari, Gianluca Sarandrea, si è riservato novanta giorni per depositare le motivazioni ma, secondo il dispositivo emesso ieri, si tratta di assoluzioni piene: per non aver commesso il fatto o addirittura perché il fatto non sussiste e cioè non c’è stato alcun reato di disastro colposo.

Le assoluzioni del processo Rigopiano

L’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, per la quale i pm avevano chiesto ad esempio una pena durissima a 12 anni, è stato assolto per non aver commesso il fatto. L’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, per il quale i pm avevano chiesto 6 anni di reclusione, è stato assolto invece perché il fatto non costituisce reato.

Assolti anche tecnici e dirigenti che erano imputati per il mancato piano valanghe e per la gestione dell’emergenza. Si tratta di Enrico Colangeli, ex tecnico comunale di Farindola, Carlo Giovani, direttore del dipartimento politiche ambientali tra il 2014 e l'aprile 2015, Carlo Visca, dirigente regionale, Emidio Rocco Ernesto Primavera, responsabile del settore rischio valanghe della Regione dal 2009 al 2013, Pierluigi Caputi, dirigente del servizio prevenzione rischi della Protezione civile dal 2013. Assolti anche gli ex sindaci di Farindola Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico. Assolto il dirigente regionale Sabatino Belmaggio e Andrea Marrone, consulente. Assolti Luciano Sbaraglia, co-titolare dell'hotel, Giulio Honorati, comandante della polizia provinciale, e Tino Chiappino, tecnico provinciale reperibile.

Assolti anche i dirigenti della prefettura Leonardo Bianco, Ida De Cesaris, Vincenzo Antenucci, Giancarlo Verzella, Valentina Giulia Pontradolfo, Daniela Acquaviva. Assolti Paolo del Rosso, amministratore formale della società e Antonio Sorgi funzionario della Regione Abruzzo. Assolti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia. Assolta infine anche la società Gran Sasso resort titolare dell'albergo Rigopiano che era imputata per illecito amministrativo

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Le condanne in primo grado per la strage di Farindola

Tra i pochi condannati l’allora e attuale sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, per il quale il Gup  ha previsto 2 anni e 4 mesi di reclusione per aver omesso “l'ordinanza d'inagibilità e di sgombero dell'hotel Rigopiano”. Una pena lieve rispetto agli 11 anni e 4 mesi chiesti dall’accusa in quanto il primo cittadino è stato assolto da tutti gli altri capi di imputazione perché il fatto non sussiste.

Pene più severe per Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, entrambi ritenuti responsabili del mancato monitoraggio della percorribilità delle strade e alla pulizia notturna dalla neve. Per i due ingegneri responsabili della Protezione civile della provincia di Pescara condanna a 3 anni e 4 mesi. I tre sono stati condannati anche al risarcimento del danno alle parti civili, al pagamento delle spese processuali e sono anche interdetti dai pubblici uffici. Condannato a soli 6 mesi invece Giuseppe Gatto, che produsse la relazione tecnica per l’intervento sulle tettoie e le verande dell’Hotel che con la valanga hanno ceduto. Infine reato estinto e non menzione per Bruno Di Tommaso, l'ex gestore dell'albergo condannato a 6 mesi di reclusione per falso, ma deceduto.

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La Procura: "Nostra posizione resta quella del primo grado"

Tanta la delusione tra i famigliari delle vittime che attendono ora le motivazioni della sentenza e non mancano i malumori nei confronti della Procura per la gestione dell’accusa. "Viene da porsi il problema se l'impianto accusatorio della procura della Repubblica fosse quello corretto. L'avevo detto in tempi non sospetti e spesso e volentieri ho detto in aula che mancavano degli imputati e che bisognava forse seguire il denaro e fare anche degli altri spazi di indagine” ha spiegato ad esempio il legale rappresentante di cinque famiglie delle vittime, l’avvocato Romolo Reboa.

Le parti civili, così come la Procura, ovviamente si riservano ora di leggere gli atti prima di presentare ricorso in Appello ma i pm non intendono indietreggiare sull’impianto accusatorio. "Questo è il primo grado di giudizio. È una sentenza difforme dalle richieste della pubblica accusa. Valuteremo, dopo aver letto le motivazioni, la nostra posizione resta quella che abbiamo sostenuto nel primo grado" ha dichiarato infatti il procuratore capo di Pescara, Giuseppe Bellelli, aggiungendo: “Ciò che emerge chiaramente è che è stato cancellato il reato di disastro colposo".

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