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Prato, l’iniziativa di una giovane fornaia: un “panino sospeso” per aiutare i poveri

Cecilia Ricciarelli, fornaia di Prato, ha scoperto su internet l’iniziativa di un negozio di Bologna e ha deciso di adottarla. Così una lavagnetta nera presente nella sua panetteria si è presto riempita di scontrini: “Da tempo pensavo a un modo per rispondere al bisogno di fame di chi vive ai margini e spesso è invisibile”, ha raccontato.
A cura di Susanna Picone
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Cecilia Ricciarelli (foto Il Tirreno)
Cecilia Ricciarelli (foto Il Tirreno)

Una lavagnetta nera con una scritta, “il panino sospeso”, e qualche scontrino. È quella che è possibile trovare da una giovane fornaia di Prato, che ha fatto sua una pratica nota alla tradizione napoletana, quella del caffè sospeso. A Prato, con Cecilia Ricciarelli, da qualche giorno c’è il panino sospeso. Gli scontrini sulla lavagnetta fanno capire al cliente che c’è un panino già pagato che l’aspetta. A raccontare l’iniziativa è il quotidiano Il Tirreno. Da giovedì Cecilia ha iniziato a mettere “in sospeso” il pane nel negozio “Panetteria da Sara”. Si comprano due panini e si lasciano a chi non ha la possibilità di comprarne di tasca propria. Fa fede lo scontrino di tre euro affisso in bacheca. Un modo per aiutare chi ne ha bisogno, come spiega la stessa Cecilia. “Da tempo – ha raccontato – pensavo a un modo per rispondere al bisogno di fame di chi vive ai margini e spesso è invisibile. Inizialmente avevo pensato a una panchina solidale sul marciapiede per regalare il pane avanzato ma per motivi igienici questo non era possibile. Deve esserci sempre uno scontrino fiscale. Poi un giorno mi sono imbattuta sulla foto di una lavagna pubblicata su Facebook. Era la bacheca degli scontrini di un bar di Bologna che aveva introdotto la formula del panino sospeso. Perché non replicarla anche a Prato?”.

Il 7 ottobre scorso in Comune è stata depositata una mozione di Rosanna Sciumbata, presidente della commissione consiliare 5, per portare questo gesto solidale nelle farmacie e negli esercizi commerciali. “Stare al pubblico insegna anche a capire chi ha fame. Quando la capisco, offro sempre qualcosa senza che la persona di fronte si senta offesa. C'è chi storce il naso, c'è chi apprezza. Da oggi, chi vuole può lasciare un panino pagato per chi ne ha bisogno. Non è carità, è solidarietà”, ha raccontato ancora la giovane fornaia, che dai suoi genitori – dice – ha imparato che “dove si mangia in due si mangia anche in quattro”. L’iniziativa, per il momento, sembra funzionare.

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