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Pescara, gip: “Antonio Mancini voleva sterminare la famiglia del figlio dopo aver ucciso l’ex moglie”

Gli elementi emersi portano a ritenere “sussistente la volontà dell’indagato di tentare di sterminare la restante famiglia del figlio”. così il gip di Pescara motiva la convalida dell’arresto di Antonio Mancini, 69 anni, accusato di aver ucciso l’ex moglie e di aver tentato di sparare al nipote di 12 anni nel comune di Lettomanoppello.
A cura di Biagio Chiariello
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Antonio Mancini
Antonio Mancini

“È sussistente la volontà dell’indagato di tentare di sterminare la restante famiglia del figlio”. Con queste parole il gip del Tribunale di Pescara, Francesco Marino, ha motivato l’ordinanza di convalida dell’arresto di Antonio Mancini, 69enne pluripregiudicato di Lettomanoppello, accusato dell’omicidio dell’ex moglie, Cleria Mancini, 66 anni, e del tentato omicidio del nipote di 12 anni.

Secondo il giudice, Mancini nutriva “un profondo e radicato disprezzo verso la famiglia del figlio” e la sua volontà omicida non si limitava alla moglie, ma si estendeva anche agli altri componenti della famiglia. Poco prima delle 18, la vittima stava passeggiando con il cane quando l’ex marito l’ha raggiunta a bordo del suo triciclo elettrico. Mancini è sceso dal mezzo, ha raccolto dalla strada quello che probabilmente era la pistola e ha sparato due colpi contro la donna. Dopo il primo sparo, la 66enne ha tentato di allontanarsi, ma si è subito accasciata a terra.

Non contento, Mancini si è recato in un bar gestito da parenti, dichiarando: “Ho ucciso vostra zia e adesso devo uccidere altre due persone”, mostrando l’arma e sparando un colpo verso l’esterno. Successivamente ha raggiunto Turrivalignani, paese vicino, dove ha esploso tre colpi contro l’auto di un amico di famiglia e un altro verso il campanile della chiesa. Dopo circa mezz’ora di trattative, i carabinieri sono riusciti a immobilizzarlo e ad arrestarlo, nonostante le provocazioni rivolte ai militari, invitati ad “uscire allo scoperto”.

Il gip sottolinea anche il pericolo corso dal nipote: il 12enne, ascoltato subito dopo l’accaduto, ha raccontato di essersi riparato dietro un’auto parcheggiata mentre la nonna veniva colpita. Mancini ha sparato un secondo colpo che ha frantumato il lunotto del veicolo, dimostrando la sua volontà di uccidere il ragazzo, motivata dal “forte risentimento verso il figlio, che il padre voleva sfogare colpendo il discendente negli affetti più profondi”.

Oltre all’omicidio e al tentato omicidio aggravati per aver colpito familiari, a Mancini sono contestati anche i reati di minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. L’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, sostenendo di non ricordare i fatti a causa dell’ubriachezza e di una presunta provocazione fisica e verbale da parte del figlio. Il gip ha tuttavia precisato che tali dichiarazioni “non scalfiscono l’impianto accusatorio provvisorio”.

L’avvocato difensore, Luca Pellegrini, ha annunciato l’intenzione di chiedere al pubblico ministero di ascoltare il proprio assistito e non esclude la richiesta di una perizia psichiatrica. L’indagine ha ricostruito una sequenza drammatica e ad altissimo rischio: il primo sparo contro la nonna, la fuga verso Turrivalignani, i colpi esplosi contro l’auto e il campanile, e infine l’arresto da parte dei carabinieri.

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