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Perugia, messa e comunione ai fedeli in chiesa, bufera sul parroco: “Noi autorizzati”

Polemiche per quanto accaduto durante la messa della domenica delle Palme a Marsciano, in provincia di Perugia. A scagliarsi contro il parroco anche l’Amministrazione comunale locale ma i prete si è difeso: “A fare la comunione erano dei laici, regolarmente autorizzati, che hanno collaborato alla funzione”.
A cura di Antonio Palma
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Doveva essere una tradizionale messa in chiesa per la domenica delle Palme ma a porte chiuse e da trasmettere in streaming per i fedeli e quindi solo col parroco e i suoi assistenti dietro l'altare ma al momento dell'eucarestia, invece, dai banchi è spuntato all'improvviso anche un piccolo gruppetto di fedeli che assisteva al rito e che si è avvicinato al prete per prendere la comunione come se non si fosse in piena emergenza coronavirus con l'obbligo del distanziamento sociale. È la scena avvenuta domenica scorsa nella chiesa di Ammeto a Marsciano, in  provincia di Perugia, e che ha scatenato una bufera contro il parroco protagonista della celebrazione, don Andrea Rossi. L'intera messa infatti è stata filmata dalle telecamere e lo spezzone di video ben presto ha cominciato a circolare sui social finendo poi sui giornali locali e innescando una polemica sulla necessità di quel comportamento sia da parte del prete che dei fedeli presenti.

A scagliarsi contro il parroco anche l’Amministrazione comunale locale che con una nota ha condannato apertamente quanto accaduto in chiesa. "Condanniamo il modo in cui l’iniziativa è stata condotta, ovvero non a porte chiuse, ma alla presenza di alcuni fedeli, sebbene molto pochi. Saranno le forze dell’ordine a fare le opportune verifiche ma quanto successo rappresenta un comportamento comunque grave perché una delle ragioni della facilità di diffusione di questo virus è legata alla presenza degli asintomatici" si specifica nella nota  del Comune  che aggiunge: "Quanto successo non è tollerabile, proprio perché può essere l’origine di ulteriori contagi.

"La normativa, come precisa una stessa nota del Ministero dell’Interno, ammette lo svolgimento di celebrazioni religiose a porte chiuse, alla sola presenza dei celebranti e degli accoliti necessari allo svolgimento del rito, e comunque nel rispetto delle misure di igiene e delle distanze di sicurezza" sottolineano dal comune. Proprio da questo punto, però, è partita la difesa di don Andrea, assicurando che tutti i presenti erano autorizzati. "Per quanto riguarda le liturgie della settimana santa, si prevede la presenza di persona in quanto le celebrazioni liturgiche hanno una loro complessità, con la presenza di collaboratori, lettori, organisti eccetera. Le sette persone che si vedono fare la comunione erano dei laici, regolarmente autorizzati, che hanno collaborato alle letture e ai canti, un organista, in più c’erano gli operatori della diretta televisiva. E la comunione è ammessa per chi partecipa alla celebrazione" ha spiegato infatti il parroco a umbriaOn.it

"Vero, la distanza di un metro forse viene violata, ma allungando le mani ci siamo. Fra l’altro l’ostia viene data in mano, non in bocca. Sul discorso dei guanti non ho trovato nulla di preciso. Posso essere stato superficiale e se ci sono dei rilievi che mi faranno le istituzioni o le forze di polizia, non ho problemi ad assumermi le mie responsabilità, ma noi lo abbiamo fatto seguendo le linee guida che ci sono state date, almeno per come le abbiamo capite. Del resto, se andate a vedere funzioni religiose fatte in altri contesti, ci sono anche 20 persone sull’altare, con la tunica bianca, quindi non vedo dove sia il problema" ha concluso don Andrea .

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