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Per Borrelli non ci sono donne nel comitato scientifico perché nessuna occupa cariche rilevanti

Il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, dice che non ci sono donne nel comitato tecnico-scientifico perché nessuna carica tanto rilevante da essere inclusa nella task-force che ha affiancato il governo nella gestione dell’emergenza coronavirus è occupata da una donna. Delle parole che rispecchiano perfettamente la metafora del soffitto di cristallo, per cui le donne saranno sempre e sistematicamente escluse.
A cura di Annalisa Girardi
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"I membri del comitato tecnico-scientifico vengono individuati in base alla carica, come ad esempio il capo della Protezione civile o il presidente dell'Iss. Se questa cariche fossero state ricoperte da donne avremmo avuto nel comitato tecnico scientifico una componente femminile adeguatamente rappresentata". Questa la risposta del capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, durante la conferenza stampa di oggi a una domanda sull'assenza totale di donne tra gli esperti del comitato tecnico scientifico creato per affiancare il governo durante l'emergenza coronavirus.

Un organismo con un ruolo tanto importante quanto delicato, che contribuisce a definire come sarà la nuova normalità del Paese nella convivenza con l'epidemia di Covid-19. Le donne sono state in prima linea nell'emergenza: i due terzi dei lavoratori nel sistema sanitario sono donne, così come sono state delle donne a isolare per prime il coronavirus in Europa. Nella cabina di regia, tuttavia, non sembra esserci posto per loro.

Nelle scorse settimane il ministero per le Pari opportunità ha deciso di istituire una task-force tutta al femminile per affrontare la fase 2 mettendo al centro proprio il ruolo della donna nella fotografia del Paese post-pandemia. È quindi stato reclutato un team di esperte con il compito di promuovere la partecipazione femminile alla ricostruzione. Un obiettivo reso ancor più necessario dal fatto che la gestione mono-genere dell'epidemia non ha saputo affrontare efficacemente tematiche, come quella della violenza domestica, che si sono ulteriormente aggravate durante il lockdown.

Ma si tratta di organismi paralleli, che non si traducono automaticamente in un aumento di partecipazione femminile nei processi decisionali "ufficiali". La quantità non è sinonimo di rilevanza. E la risposta di Borrelli lo dimostra: sono parole che racchiudono perfettamente la metafora del soffitto di cristallo, per cui le donne devono fare i conti con barriere invisibili nella loro affermazione personale. Le donne, per ragioni culturali, sociali, ed economiche (chi più ne ha più ne metta), hanno meno chances rispetto ai colleghi maschi di occupare posizioni di potere. E se nella gestione delle emergenze e delle grandi questioni per il Paese ci si rivolge esclusivamente ai vertici dell'iceberg, l'esclusione delle donne non potrà fare altro che rivelarsi sistematica.

Borrelli risponde a una domanda sul perché manchino le donne nel team di esperti del governo sottolineando come non ci fossero donne tra le cariche rilevanti a cui fare riferimento per formare il comitato tecnico-scientifico: ma la vera domanda qui è perché non ci siano donne ad occupare quelle posizioni. E la risposta questa volta non può certo essere una mancanza di competenze. Anche considerando che i Paesi che hanno saputo gestire meglio l'emergenza hanno una cosa in comune: da Taiwan alla Nuova Zelanda, dalla Finlandia alla Germania, alla guida c'è una donna.

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