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Riders, 26 marzo sciopero nazionale. “Abbiamo bisogno del vostro supporto, venerdì non ordinate”

Riders in protesta. Lo sciopero delle consegne a domicilio è in programma per venerdì 26 marzo. A proclamare la protesta è la rete RiderXiDiritti: “In tutta Europa i tribunali stanno riconoscendo la verità: il nostro è un lavoro subordinato, e la procura di Milano ha recentemente ribadito che il tempo dello schiavismo deve finire. Ma cosa fanno, in questa situazione, le aziende nel nostro Paese? Se ne infischiano. Per ottenere il massimo risultato possibile abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Siamo le e i riders che lavorano in ogni angolo del Paese, nelle grandi città e come in provincia, dove si stanno diffondendo le consegne a domicilio tramite piattaforma. Da anni stiamo lottando affinché siano riconosciuti i nostri diritti". Inizia così la "lettera aperta delle e dei riders a tutte e a tutti i cittadini" della rete ‘RiderXidiritti' in vista della manifestazione del 26 marzo.  "Ci troviamo in una situazione paradossale, sempre più diffusa nel mondo del lavoro contemporaneo: siamo pedine nelle mani di un algoritmo, siamo considerati lavoratori autonomi; siamo inseriti in un’organizzazione del lavoro senza alcun potere ma non siamo considerati lavoratori dipendenti dai nostri datori di lavoro" si legge nella lettera dei riders che hanno lanciato uno sciopero nazionale il prossimo 26 marzo e ha invitato i consumatori a boicottare per solidarietà alla loro lotta tutte le piattaforme (Deliveroo, Just Eat, Glovo e Uber Eats) che sono state multate dalla procura di Milano per 733 milioni di euro e l’obbligo di assumere da dipendenti almeno 60 mila ciclo-fattorini.

Anche se ormai è sotto gli occhi di tutti, il lavoro autonomo è solamente un espediente: consente a multinazionali feroci di non rispettare i contratti e di non riconoscerci tutele quali ferie, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, salari certi in base ai minimi tabellari e non variabili in base al ricatto del cottimo.

In tutta Europa i tribunali stanno riconoscendo la verità: il nostro è un lavoro subordinato. Anche il tribunale del lavoro di Palermo, nel primo grado di giudizio, si è mosso in questa direzione. Un’altra sentenza della Corte di Cassazione ha riconosciuto che ci devono essere applicate le tutele del lavoro dipendente. Il Tribunale di Milano ha fatto luce su casi palesi di caporalato dentro Uber Eats, che arrivavano a sorveglianza, non solo digitale ma persino fisica, con contorno di violenza e aggressioni nei confronti di riders resi ricattabili (reclutati anche nei centri di accoglienza) da indigenza ed estremo bisogno. Il Tribunale di Bologna ha riconosciuto che l'algoritmo è un dispositivo discriminatorio nei confronti dei lavoratori.

La rete ‘RiderXidiritti' evidenzia poi come la procura di Milano abbia recentemente ribadito "che il tempo dello schiavismo deve finire e deve cominciare quello di un lavoro che riconosca tutti i diritti di cittadinanza; ha per questo comminato maxi-multe per centinaia di milioni di euro alle aziende, intimandogli di assumerci e riconoscerci tutele piene. In Spagna una nuova legge riconosce direttamente i riders come lavoratori subordinati; eco di simili discussioni arriva anche nei corridoi europei.

Cosa fanno, in questa situazione, le aziende nel nostro Paese? Se ne infischiano e cercano di farla franca mantenendo un modello di business che si regge esclusivamente su sfruttamento, cottimo e precarietà. Hanno sottoscritto un accordo pirata con un sindacato di comodo (Ugl), sul cui profilo di dubbia legittimità si è espresso criticamente anche il Ministero del Lavoro: un contratto truffaldino per evadere la legge e confinarci in questa situazione di mancanza di garanzie. Per questo venerdì 26 marzo, per l'intera giornata, scioperiamo in tutta Italia.

"In questa pandemia ci hanno definito come lavoratori “essenziali” – continua la lettera –  in un contesto dove le piattaforme non ci fornivano nemmeno le mascherine e, per una simile ovvietà, siamo dovuti ricorrere in tribunale. Essenziali lo siamo stati per davvero, avendo sorretto sulle nostre spalle il settore della ristorazione colpito dalle chiusure dovute all'emergenza sanitaria. Ma gli “essenziali” non possono continuare ad essere anche gli “invisibili”. Non chiediamo nemmeno la luna. Chiediamo di essere alla pari di tutti i lavoratori dipendenti del nostro paese. Salari, sicurezza, malattia, ferie, contributi, mensilità aggiuntive, tfr, contratto nazionale: per avere questo ci fermiamo da Milano a Bologna, da Napoli a Trieste, da Firenze a Carpi, da Genova a Messina, da Reggio Emilia a Brindisi,in più di venti città italiane". "Per ottenere il massimo risultato possibile abbiamo bisogno di tutto il supporto possibile. Noi ce la metteremo tutta, ma abbiamo bisogno anche di voi. Un gesto semplice – rifiutarsi per un giorno di fare click- può sostenere una causa che non è solo quella dei riders, ma quella della civiltà di un Paese e del mercato del lavoro. Uniti possiamo fare la storia verso i diritti del futuro contro un regime di sfruttamento ottocentesco. Non per noi ma per tutt*!" conclude l'associazione Rider X i Diritti.

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