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“I rider non sono schiavi ma cittadini”: e la procura di Milano ordina di assumerne 60mila

La procura di Milano ha fatto il punto sull’inchiesta sulle società di food delivery, annunciando l’apertura di un filone fiscale: si vuole verificare se le società pagano le tasse in Italia. Un altro aspetto riguarda l’inquadramento dei rider: “Non è più il tempo di dire sono schiavi, ma è il tempo di dire che sono cittadini”, ha detto il procuratore capo di Milano Francesco Greco, secondo cui sono oltre 60mila i fattorini che dovranno essere assunti dalle aziende “come lavoratori coordinati e continuativi”.
A cura di Francesco Loiacono
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Una protesta dei rider (Immagine d'archivio)
Una protesta dei rider (Immagine d'archivio)

Era partita come un'inchiesta per caporalato ai danni di Uber Eats (poi finita in amministrazione giudiziaria). Ma l'inchiesta sui rider della procura di Milano si è poi allargata anche ad aspetti fiscali relativi ad altre tre aziende – Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo – attive nel settore delle consegne a domicilio del cibo. E adesso, tirando le fila di quanto scoperto, il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha spiegato di aver aperto un'indagine fiscale sulle società di food delivery operanti in Italia per capire se paghino nel nostro Paese anche le tasse per il lavoro svolto.

Le società di delivery multate di oltre 700 milioni di euro

Sei le persone indagate, tra amministratori delegati, legali rappresentanti o delegati per la sicurezza delle società, che sono state anche multate complessivamente di oltre 700 milioni di euro. Ma il risvolto più importante dell'inchiesta potrebbe riguardare proprio i rider, i fattorini che sfidano le strade delle città con qualsiasi condizioni meteorologica per consegnare cibo a domicilio: un'attività che non si è fermata neanche durante la pandemia e anzi, come sottolineato dal procuratore Greco in una conferenza stampa, nel periodo di lockdown hanno svolto "una funzione fondamentale" e hanno permesso a "molte imprese di non chiudere".

Oltre 60mila rider da assumere come lavoratori coordinati e continuativi

"Non è più il tempo di dire sono schiavi, ma è il tempo di dire che sono cittadini", ha detto Greco. Durante l'inchiesta, partita da Milano ma diffusasi poi in tutta Italia, sono stati migliaia i rider che sono stati ascoltati da investigatori e inquirenti per verificare la loro posizione lavorativa. Che è, secondo il procuratore, quella di lavoratori subordinati o parasubordinati. E quindi, secondo la procura, sono oltre 60mila i rider che dovranno essere assunti dalle aziende "come lavoratori coordinati e continuativi" e non figurare più quindi come lavoratori autonomi. Qualcosa, all'interno di alcune aziende, si stava già muovendo: a marzo infatti scatteranno le prime assunzioni di rider da parte di Just Eat, che inquadrerà i lavoratori come dipendenti.

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