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Just Eat, a marzo l’assunzione dei primi rider in Italia: saranno lavoratori dipendenti

Per chi consegna cibo a domicilio scatteranno dunque tutte le tutele del lavoro subordinato comprese ferie, malattia, maternità/paternità, base oraria di 9 euro con bonus. Il contratto si baserà sul modello Scoober – che prevede l’inquadramento dei rider come lavoratori dipendenti – e riguarderà inizialmente i rider di Monza, in Lombardia, per poi estendersi nel corso del 2021 ad altre 22 città.
A cura di Biagio Chiariello
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Contratti di lavoro subordinato con il modello Scoober, basato su tre tipi di contratto – full time, part-time e a chiamata – che di fatto, almeno per il momento, supera lo stallo che c'è a livello nazionale. Just Eat, azienda che si occupa di consegne di cibo a domicilio, ha annunciato che da marzo inizierà ad assumere i primi fattorini con contratti da dipendenti. Quindi condizioni di assunzione eque, compenso orario, ferie, malattia, maternità e paternità, indennità per il lavoro notturno, festivi, assicurazione e dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, tutele previdenziali e formazione obbligatoria. Inizialmente i contratti riguarderanno i rider di Monza, in Lombardia, ma nel corso del 2021 verranno applicati in altre 22 città. Il modello è già presente in 12 paesi del gruppo e in oltre 140 città, con più di 19mila riders. Il compenso orario medio sarà di circa 9 euro e a questa somma si aggiungeranno dei bonus legati al numero di consegne.

Il comunicato di Just Eat

"Il contratto di lavoro dipendente previsto dal modello Scoober è basato sulle linee guida internazionali di un accordo aziendale e sull'applicazione integrale della normativa e della legislazione italiana. Attualmente è in corso un confronto con le organizzazioni sindacali in merito all'individuazione di una disciplina collettiva che possa, con gli opportuni adattamenti e in aggiunta alle regole legali, regolare questa forma di lavoro. In attesa che questo confronto produca dei risultati soddisfacenti per tutti, Just Eat avvierà il nuovo modello mediante un regolamento aziendale che prevede di utilizzare diversi regimi di orario: contratti di lavoro dipendente full time, (40 ore settimanali), Part-time (variabile in base alla città e ai volumi di ordini previsti) e a chiamata", spiega Just Eat.

Deliverance Milano: Passo importante per la nostra battaglia

"L'azienda ha detto che stabilizzerà tremila rider – spiegano a Fanpage.it dal sindacato dei rider Deliverance Milano -. Questa è una notizia sicuramente positiva, anche se adesso bisognerà discutere alcuni aspetti tecnici del contratto di riferimento. In particolare sul tavolo di confronto c'è una discussione sia sui bonus, che saranno assegnati in base al numero di consegne, che sugli indennizzi". Inoltre sempre dal sindacato precisano che la paga di 9 euro lordi – che sarà erogata indipendentemente dalle consegne effettuate – è in realtà "un compromesso tra quanto previsto dal contratto per i pubblici esercizi che fissa la paga a 9 euro e 70 e quello della logistica dove questa si aggira intorno ai dieci euro". Nonostante il passo in avanti nell'inquadramento dei rider, il sindacato si mostra molto cauto: "Vogliamo vedere come andrà il tavolo di confronto – specificano a Fanpage.it -. Resta il fatto che quanto fatto è sicuramente importante per la nostra battaglia. È stato infatti sancito il superamento del Cottimo e finalmente ci si allineerà alla legge 128 che tutela i rider".

Le criticità del precedente accordo

La decisione di Just Eat, tra le principali aziende del settore, era stata preannunciata a novembre, dopo le proteste dei rider contro l’accordo firmato lo scorso 16 settembre fra AssoDelivery, l’associazione che rappresenta le più importanti società che si occupano di consegna del cibo a casa e il sindacato UGL (Unione Generale del Lavoro): il contratto non era stato firmato dagli altri sindacati, compresi CGIL, CISL e UIL. La critica principale al contratto firmato da AssoDelivery, che pur introduceva alcune forme basilari di tutela per i rider, era che li inquadrava come dipendenti autonomi e non subordinati, non garantendo quindi le tutele previste in questo caso, come ad esempio ferie e malattia.

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