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Neonato abbandonato a Rosolina, Giorgio ha una nuova famiglia

Il tribunale dei Minori di Venezia ha concluso positivamente la pratica di adottabilità del bimbo abbandonato in fasce il mese scorso nei pressi del cimitero di Rosolina, in provincia di Rovigo. Giorgio ha già lasciato l’ospedale che si era oculato di lui in queste settimane e ha raggiunto la sua nuova casa.
A cura di Antonio Palma
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Il piccolo Giorgio insieme all'infermiera Giorgia (Facebook).
Il piccolo Giorgio insieme all'infermiera Giorgia (Facebook).

Avrà finalmente una casa e soprattutto una famiglia il piccolo Giorgio, il bambino abbandonato in fasce il mese  scorso nei pressi del cimitero di Rosolina, in provincia di Rovigo. Il dramma del neonato, iniziato il 24 aprile quando qualcuno che non lo voleva lo aveva abbandonato appena nato e ancora con il cordone ombelicale attaccato  in un borsone sportivo, si avvia così felicemente a conclusione. Il piccolo ha già lasciato l'ospedale di Rovigo dove era rimasto ricoverato in queste settimane e ha già raggiunto la sua nuova abitazione con i neo genitori. Ad annunciarlo ufficialmente è stata la stessa Usl 5 polesana, spiegando che nei giorni scorsi il tribunale dei Minori di Venezia ha concluso positivamente la pratica di adottabilità del piccolo Giorgio. "Il neonato nei giorni scorsi è stato dimesso dalla neonatologia dell’ospedale di Rovigo ed ha raggiunto con i genitori la sua nuova casa" scrivono dall'azienda sanitaria dove in tutto questo tempo Giorgio aveva trovato l'affetto e la cura di cui aveva bisogno.

La storia di Giorgio, ritrovato appena in tempo grazie ala segnalazione di una pensionata di Rosolina che si era accorta di un flebile vagito provenite da un borsone  lungo il muro di cinta del cimitero locale, aveva commosso l'Italia intera. Per lui era partita una gara di solidarietà che aveva invaso l'ospedale di pannolini, latte e altri oggetti per neonati. Il suo nome lo deve invece a Giorgia Cavallaro, infermiera trentacinquenne del 118 che quel giorno era in servizio insieme alla dottoressa Anna Tarabini e l’autista Marco Marangon e lo ha stretto forte al petto per scaldarlo. "Ti ho tagliato il cordone ombelicale. Avevi i piedini e le manine gelate, abbiamo alzato il riscaldamento al massimo. Mentre Marco ripartiva ti ho preso in braccio e ti ho posato al mio petto. Ti ho fatto una carezza e immediatamente hai cercato di succhiare il dito. Avevi tanta fame. In dodici anni di servizio, non avevo mai provato delle emozioni così intense” aveva scritto la donna in una lettera.

"Ho anche pensato che la tua mamma sarei potuta essere io, che non ho figli. Purtroppo so che non sarà possibile ma l’unica cosa che conta è che avrai una mamma e un papà che ti vorranno bene" aveva aggiunto la donna. E a migliaia infatti erano arrivate le richieste di adozione del piccolo. Più di ottomila coppie avevano chiesto di potergli fare da genitore. Una solo di queste ci è riuscita. "A questa famiglia, i più cari auguri di felicità da tutta la nostra azienda" scrivono dalla Asl veneta.

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