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Nell’ospedale di Rovigo le “benedizioni” dei preti le paga la Regione Veneto

Il servizio dei sacerdoti nella struttura ospedaliera non è volontario: si tratta di un servizio esternalizzato da decine di migliaia di euro.
A cura di D. F.
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Come per i giardinieri, o i baristi, l'Ulss di Rovigo (Unità Locale Socio Sanitaria) ha deciso di esternalizzare persino il servizio religioso nei suoi ospedali. L'assistenza di un prete, che in molti riterranno gratuita, viene invece appaltata a spese dell'ente pubblico, ovvero della Regione, che con le tasse dei cittadini paga la manutenzione, i servizi e persino le preghiere che dovrebbero dare sostegno a chi sta male. A scoprirlo è stato Il Resto del Carlino. Le mansioni che i sacerdoti effettuano all'interno delle strutture ospedaliere prevedono una retribuzione fissa mensile e sono i più disparati: si va dalla benedizione dei fedeli alle visite dei malati nei reparti, per arrivare alla gestione delle "cappelle" dove, nei giorni festivi, dicono anche la messa. Chi credeva che tutto ciò venisse fatto per "grazia dello spirito santo" – ovvero come missione coerente con il ruolo di religioso – sbaglia di grosso. C'è un prezzo per tutto, anche per le preghiere.

Don Camillo Magarotto, titolare del servizio, percepisce uno stipendio mensile lordo di 1.854 euro (a bilancio sono stati messi 22mila euro). I suoi due collaboratori devono accontentarsi di molto meno: 9mila 746 euro per Don Emanuele Sieve e 5mila 425 per Don Ferdinando Salvan.

La domanda è la seguente: come mai i non credenti, o i fedeli di altre confessioni religiose, devono comunque partecipare alla spesa?

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