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Covid 19

Nel 2020 in Italia mortalità più alta dal Dopoguerra, 100mila decessi in più per Covid: i dati Istat

Secondo l’ultimo rapporto Istat-Iss sull’impatto del Covid in Italia nel 2020 è stata registrata la più alta mortalità dagli anni del Dopoguerra. Una vittima su 5 nella fascia d’età 65-79 anni è dovuta al Coronavirus, in prevalenza uomini. Ma non manca l’impatto della campagna di vaccinazione: analizzando il primo quadrimestre del 2021, il documento spiega che “i vaccini hanno portato a una notevole riduzione del rischio di morte a meno di due mesi dalla prima dose”.
A cura di Ida Artiaco
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Nel 2020 in Italia è stata registrata la più alta mortalità dagli anni del Dopoguerra: è quanto emerge dall'ultimo rapporto Istat-Iss sull'impatto del Covid in Italia, secondo il quale nell'anno della pandemia ci sono stati complessivamente 746.146 decessi, 100.526 in più rispetto alla media 2015-2019, il 15,6% di eccesso. Considerando le variazioni nei tassi standardizzati di mortalità, poi, la mortalità ha registrato nel 2020 un aumento del 9% rispetto alla media del quinquennio 2015-2019: le regioni che riportano aumenti significativamente più alti sono Piemonte, Valle D'Aosta, Lombardia e la Provincia autonoma di Trento, ma molte sono le vittime che si sono registrate anche al Sud. Una vittima su 5 nella fascia d'età 65-79 anni è dovuta al Covid-19, in prevalenza uomini. Il numero più alto di decessi giornalieri causa Coronavirus si è registrato il 28 marzo 2020 con un totale di 928 vittime, mentre nella seconda ondata il record è stato registrato il 19 novembre con 805 morti. Nei primi quattro mesi del 2021, sono stati riportati 42.957 decessi.

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L'impatto dei vaccini sulla mortalità in Italia

Sempre secondo il dossier Istat-Iss, il rischio di decesso per Covid si riduce del 95% a partire dalla settima settimana dopo la somministrazione della prima dose di vaccino. Analizzando il primo quadrimestre del 2021, il documento spiega infatti che "la vaccinazione ha portato a una notevole riduzione del rischio di morte a meno di due mesi dalla prima dose del vaccino". Rispetto al 2020 si è registrato un ulteriore calo in termini percentuali dei contagi registrati nella popolazione molto anziana (80 anni e più) e un abbassamento dell'età dei casi segnalati. "Questo – spiega l'Istat – è un segnale di come la campagna di vaccinazione, le raccomandazioni e la prevenzione messa in atto abbiano dato esiti postivi nel ridurre la trasmissione di malattia nella fascia anziana della popolazione, ma è anche una conseguenza dell'aumentata capacità diagnostica e delle attività di contact tracing".

Le province con il più alto tasso di incidenza

Analizzando la diffusione del virus nei primi mesi del 2021 le Province con il maggior tasso di incidenza sono state quelle del versante Nord-orientale: Bologna, Gorizia, Forlì-Cesena, Udine, Rimini, Bolzano. Molto bassa appare l'incidenza in alcune province della Sardegna (Sud Sardegna, Oristano, Sassari), in alcune Province della Calabria (Catanzaro, Cosenza, Crotone) e della Sicilia (Ragusa, Enna, Agrigento). Rispetto all'intero anno 2020, nei primi quattro mesi del 2021 l'impatto dei decessi per Covid-19 sui decessi totali è aumentato soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud; questo accade sia perché è aumentata la capacità di rilevazione dei decessi Covid-19 da parte delle Regioni sia per lo scenario di diffusione del virus che è notevolmente mutato interessando anche questi territori che avevano invece registrato una scarsa presenza del virus nella prima ondata (marzo-maggio 2020).

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