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Naufragio Costa Concordia, Rossella Schettino: “Da De Falco mi aspettavo silenzio dopo 10 anni”

Rossella Schettino, figlia dell’ex comandante della Costa Concordia condannato a 16 anni di reclusione, si è espressa sulla vicenda giudiziaria che ha visto protagonista suo padre dopo il naufragio del 2012. “Il mio dolore simile a quello delle famiglie delle vittime”
A cura di Gabriella Mazzeo
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"Mio padre non ha mai più avuto contatti con l'avvocato Laino Donato. Sono perplessa quindi davanti all'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa che riporta virgolettati mai pronunciati da mio padre". Lo ha detto Rossella Schettino, figlia dell'ex comandante della Costa Concordia condannato a 16 anni di reclusione per il naufragio avvenuto nei pressi dell'Isola del Giglio 10 anni fa. La ragazza, all'epoca 15enne, si scaglia poi contro l'ex comandante De Falco, altro coinvolto nella vicenda che riprese Schettino in alcune telefonate avvenute dopo la mezzanotte, quando era stata già ordinata l'evacuazione dell'equipaggio. "Per me è incomprensibile che nell'immediato dell'incidente sia stata divulgata la sola telefonata delle 01.46, tralasciando gli audio delle ore 00.17 e 00.30. Questi spezzoni proverebbero sia l'improvviso abbattimento della nave che le richieste di mio padre di spostare i soccorsi sul lato dal quale erano cadute persone in mare a causa dell'abbattimento. Quell'area della nave non è stata pattugliata fino alle 01.46, orario in cui mio padre ha ricevuto la chiamata di De Falco che dava segno di non aver ancora comprendo che la nave era abbattuta e semiaffondata. La diffusione di quegli audio avrebbe chiarito la dinamica dei fatti che ha causato l'uscita fuori bordo di mio padre. A distanza di anni sarebbe stato apprezzato dal Sig. De Falco un religioso silenzio".

Rossella Schettino, tramite i suoi canali social, sostiene che il padre oggi in carcere stia scontando la sua pena in decoroso silenzio. "L'anniversario del naufragio non è un evento da celebrare, ma una triste ricorrenza che non dovrebbe lasciare spazio ad autocelebrazioni – ha detto la ragazza – né generare onde emotive che potrebbero essere dannose per il prosieguo di iter giudiziari previsti dalla legge italiana ed europea. All'epoca dell'incidente ero appena 15enne e se esiste una scala di misurazione del dolore, il mio è prossimo a coloro che hanno perso gli affetti più cari. Rinnovo la mia più sincera e sentita vicinanza alle vittime"

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