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Morto Marco Diana, addio al militare simbolo della battaglia contro l’uranio impoverito

Morto Marco Diana, l’ex maresciallo dell’Esercito italiano diventato simbolo nella battaglia contro l’uranio impoverito si è spento mercoledì in una stanza del Policlinico universitario di Monserrato, a Cagliari, dove era ricoverato. Aveva dovuto combattere a lungo contro la burocrazia e contro quello Stato che, secondo lui, l’aveva abbandonato, per poter ottenere quanto gli spettava.
A cura di Antonio Palma
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Marco Diana è morto, l'ex maresciallo dell’Esercito italiano diventato simbolo nella battaglia contro l’uranio impoverito aveva 50 anni. Malato da tempo, Diana si è spento mercoledì in una stanza del Policlinico universitario di Monserrato, a Cagliari, dove era ricoverato da alcuni giorni per l'aggravarsi della malattia . Originario di Villamassargia, nel sud Sardegna, era diventato sottufficiale dell'esercito ed era stato poi impegnato per oltre 10 anni missioni in giro per il mondo dalla Somalia al Kosovo. Al ritorno in Italia l'inizio del lungo calvario con la scoperta di un terribile male che non lo ha mai più lasciato, un tumore al sistema linfatico causato proprio da quell'uranio impoverito che ha fatto tante vittime tra i soldati del nostro Paese. Da guerriero aveva sempre combattuto con coraggio la malattia riuscendo a contenerla per anni.

Di pari passo però è nata anche la sua consapevolezza di dover lottare contro le istituzioni per vedersi riconoscere quella che era tutti gli effetti una causa di servizio. Anche quando infine  si era visto riconoscere dalla Corte dei conti la causa di servizio e il diritto alla pensione privilegiata di prima categoria con relativo risarcimento, aveva dovuto combattere a lungo contro la burocrazia e contro quello Stato che, secondo lui, l'aveva abbandonato, per poter ottenere quanto gli spettava. Negli anni si era battuto pubblicamente per la ricerca della verità legata alle malattie contratte dai soldati durante le missioni all'estero.

Aveva cercato cure e rimedi vari per guarire. Alcuni anni fa dalla sua pagina facebook aveva annunciato di dover vendere la casa per pagarsi le cure.  Per questo aveva avviato una serie di raccolte fondi online che gli erano però costate anche una indagine dei carabinieri per truffa con l'accusa di aver  accentuato consapevolmente il suo  stato di salute per impietosire gli utenti del web. Le richieste erano terminate ma a causa del tumore le sue condizioni di salute però sono gradualmente ma costantemente peggiorate fino al decesso di oggi.

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