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Morto in un incidente a Reggio Emilia: Nicolae era un cuoco, aveva appena finito di lavorare

La vittima faceva il cuoco al ristorante Oceania di Ruberia. Domenica sera sulla Via Emilia, a Bagno, l’incidente fatale con un’utilitaria che non avrebbe rispettato la precedenza. La moglie Aliona: “Uomini come lui non esistono più”.
A cura di Biagio Chiariello
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Nicolae Codau aveva 44 anni e faceva il cuoco. Domenica sera, intorno alle 22.30, è stato vittima di un un incidente stradale verificatosi a Bagno, nei pressi dell’incrocio tra la via Emilia – che in quel tratto prende il nome di via Cartesio – e via Beziera. Nicolae, di origini moldave, si trovava in sella al suo scooter, uno Yamaha T-Max e si stava dirigendo verso Reggio Emilia quando si è scontrato con una Toyota Yaris condotta da una 26enne italiana, residente a Rubiera, che stava procedendo in direzione Modena. L’utilitaria non avrebbe rispettato la precedenza stando ad un primo riscontro eseguito dagli agenti della polizia locale di Reggio. Complice della tragedia potrebbe essere stata la pioggia intensa, tale da compromettere la visibilità della conducente. Per Nicolae non c’è stato scampo.

Il 44enne lavorava al ristorante Oceania di Rubiera e stava rientrando a casa, in città, dopo aver concluso il suo turno di lavoro. Lascia la moglie Aliona e un figlio di dieci anni, Ilia. “Un marito perfetto, e soprattutto un padre attento. Approfittava di ogni momento libero per passare più tempo possibile con Ilia. Adesso dorme, ma sa già tutto…È come se il tempo per lui si fosse improvvisamente fermato”, dice Aliona al Resto del Carlino. La coppia si era conosciuta nel 2000 a Mosca per motivi di lavoro. “Poi nel 2005 siamo venuti in Italia, e tolti due anni a Langhirano Reggio è sempre stata la nostra seconda casa. Qui è cresciuto Ilia, e qui avevamo messo le basi di una vita insieme” racconta la donna. Nicolae ha sempre lavorato nella ristorazione. “Prima come lavapiatti, partendo dal basso – prosegue Aliona, guardando fuori dalla finestra – e poi diventando cuoco. Era un bravissimo ragazzo, uomini così non esistono più – la voce si incrina -. Andava avanti e indietro da Rubiera a pranzo; si era organizzato per avere due giorni a casa ogni settimana. Il suo desiderio più grande era trascorrere del tempo con suo figlio: lo portava a scuola, a calcio, seguiva sempre le partite. Era tutto”.

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