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Morto il poliziotto che combatteva le ecomafie, stroncato da un cancro

Roberto Mancini per primo denunciò il disastro della Terra dei Fuochi anticipando di un decennio lo scandalo dei rifiuti tossici. Aveva contratto un Linfoma non Hodgkin a seguito dei veleni respirati durante anni di lavoro e inchieste.
A cura di Antonio Palma
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Dopo aver lottato per anni contro un tumore causato dai veleni che aveva respirato nel corso del suo lavoro, è morto Roberto Mancini, il poliziotto che per primo denunciò e anticipò il disastro della Terra dei Fuochi. Mancini che aveva 53 anni lascia una moglie e una figlia. Il poliziotto si è spento all’ospedale di Perugia, dove era ricoverato, a causa di un’infezione polmonare, complicanza di un trapianto di midollo osseo, unica cura per combattere la sua malattia. Il vicecommissario infatti aveva contratto un Linfoma non Hodgkin a seguito dei veleni respirati durante anni di lavoro e inchieste tra rifiuti tossici e radioattivi i Campania e non solo. Roberto Mancini, che era sostituto commissario di Polizia a Roma, nei primi anni ’90 aveva iniziato a seguire i traffici illeciti di rifiuti in Campania stilando un rapporto allarmante dieci anni prima che venisse fuori lo scandalo della Terra dei Fuochi, ma che fu preso in considerazione solo nel 2011.

La malattia – Durante gli anni successivi al suo rapporto, Mancini lavora come consulente per la Commissione rifiuti della Camera dei deputati presieduta da Massimo Scalia e eseguendo decine d’ispezioni in discariche abusive di rifiuti tossici nocivi e materiali radioattivi si ammalò. La diagnosi della malattia infatti è arrivata nel 2002 e da allora Roberto Mancini ha sempre combattuto come un leone contro la malattia continuando a denunciare lo scempio che ha massacrato la Terra dei Fuochi. "Se qualcuno avesse preso in considerazione la mia indagine forse non ci sarebbe stata Gomorra. Da 11 anni lotto contro il cancro e ho fatto causa alla Camera dei Deputati dopo aver ricevuto un indennizzo di soli 5mila euro" aveva detto in una delle sue ultime interviste.

La battaglia per l'indennizzo – Dopo anni di richieste infatti a maggio 2012 l’allora ministro dell’Interno Cancellieri ha riconosciuto a Mancini la malattia come "causa di servizio”. Per il suo lavoro al servizio dello Stato  però gli è stato concesso un indennizzo di soli 5mila euro da parte del Viminale. Nel luglio 2013 la Camera gli aveva negato un ulteriore indennizzo. "Spero che le sofferenze che Roberto ha dovuto sopportare per aver servito lo Stato contro le ecomafie in Campania non cadano nell’indifferenza delle istituzioni e dell’opinione pubblica e mi auguro che il suo ricordo possa servire da esempio per tutti coloro che non vogliono arrendersi a chi vuole avvelenare le nostre terre, le nostre vite" ha dichiarato ieri la moglie prima che Mancini morisse.

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