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Migranti, il racconto del soccorritore: “In fondo al mare il corpo di una donna abbracciata al figlio”

In fondo al mare tra le decine di corpi dei migranti annegati lo scorso aprile in un naufragio anche quello di una madre abbracciata al proprio figlio. La testimonianza di un soccorritori che ha partecipato alla operazioni di recupero.
A cura di Chiara Ammendola
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“C'era una donna lì in fondo, era incastrata a metà fuori da un oblò, teneva in braccio suo figlio… è una scena che ci ha spezzato il cuore”, così Tom Zreika, uno dei soccorritori che ha partecipato alle operazioni di recupero dei migranti annegati lo scorso 24 aprile nel naufragio della loro imbarcazione al largo delle coste del Libano. A bordo c'erano 85 persone e la metà non riuscì a mettersi in salvo rimanendo incastrata nella carcassa dell'imbarcazione poi affondata: la maggior parte erano donne e bambini.

A più di quattro mesi da quel drammatico naufragio è stata organizzata un'operazione di recupero dei corpi rimasti in fondo al mare che però si è conclusa con un nulla di fatto. Nessuno degli oltre trenta cadaveri appartenenti a migranti libanesi e siriani diretto in Italia è stato recuperato. Rimarranno in fondo al mare e impressi nella memoria dei soccorritori che hanno provato a dare loro una degna sepoltura, proprio come ha raccontato alla stampa libanese Tom Zreika.

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È stato grazie a una iniziativa privata nata con una raccolta di fondi gestita in parte da una rete di familiari delle vittime che è stato possibile organizzare l'operazione di recupero dei corpi. Dopo alcuni tentativi, durante i quali i resti di alcune persone sono stati portati in superficie disfacendosi sotto gli occhi dei soccorritori, la marina libanese ha informato l'organizzazione non governativa australiana AusRelief dell'impossibilità di continuare per non meglio precisati «rischi di sicurezza». I circa 30 corpi non recuperati, tra cui quello della giovane donna e di suo figlio, sono quindi destinati a rimanere in fondo al mare, riferiscono i media.

Secondo l'Onu, più dell'80% della popolazione vive ormai sotto la soglia di povertà, e dal 2020 il Libano registra un aumento esponenziale del numero di libanesi, siriani e palestinesi residenti nel Paese che cercano una via di fuga verso l'Europa.

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