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Meri Zorz, l’avvocatessa aggredita dal suo cliente: “Aveva due personalità, ha vinto quella cattiva”

Civilista 50enne, trevigiana, sta meglio dopo l’aggressione. L’infermiere Giuseppe Silvestrini l’ha accoltellata perché lei ha rinunciato al mandato, poi si è impiccato. “È stato un gesto di una persona in difficoltà, era solo” prova a spiegare la donna.
A cura di Biagio Chiariello
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Giuseppe Silvestrini e Meri Zorz
Giuseppe Silvestrini e Meri Zorz

"Nella sua testa ho provato a entrarci ma è come se ci fossero due persone dentro di lui, una persona adorabile, buonissima, dolcissima, religiosa. Dall’altro lato c’era una persona, un’entità, qualcosa di malvagio". Meri Zorz sta meglio. Dopo aver subito la brutale aggressione a coltellate da parte di un suo cliente, Giuseppe Silvestrini, infermiere 53enne dell’Oras di Oderzo, Treviso, è stata dimessa dopo due giorni trascorsi in ospedale. L’uomo è poi fuggito e una volta a casa, a Baselghelle di Mansuè, si è ucciso, impiccandosi con una fune acquistata qualche giorno prima.

Civilista 50enne, è ancora molto scossa.. In ospedale le hanno dato una prognosi di 30 giorni. La mano destra, quella con cui ha parato i fendenti è ancora fasciata, dopo l'intervento per ricostruire il tendine lesionato. Ma una delle prime cose fatte una volta a casa è stata abbracciare la figlia. "Le ho dovuto dirle che ho sferrato un pugno e che il pugno mi ha fatto male alla mano e poi lui aveva un portachiavi con un taglierino" ha spiegato al Corriere della Sera.

Silvestrini era un cliente a cui aveva deciso di rimettere il mandato che aveva ricevuto per gestire la complessa successione ereditaria di alcuni terreni agricoli. Perché il 53enne ha agito in quel modo? "Probabilmente si è sentito per l’ennesima volta solo" prova a spiegare. "Era fragile, non riusciva da solo a gestire la situazione (l’incendio della casa, la morte del padre e il sostegno ai due fratelli, ndr).

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Poi ricorda cosa è accaduto il giorno dell'aggressione. "Questa doppia personalità che è subentrata… In quegli attimi non era più lui. Anche quel giorno sembrava collaborativo, tranquillo… Gli stavo dicendo: ‘Guarda, ti restituisco le carte' e stavo scegliendo gli originali e le copie da dare. Vorrei dire, se fosse qua, che non ce l’ho con lui, che capisco che era fragile e che mi dispiace tanto che abbia scelto una fine così".

Ora già pensa a quando tornerà al suo lavoro. "Io non mi sono mai assentata neppure per la maternità, ma devo prendermi il tempo necessario per rielaborare e ho bisogno di farmi aiutare. Poi ricomincerò con lo stesso entusiasmo e la stessa empatia per i clienti".

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