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Mario a 81 anni guarisce dal Covid e i vicini lo accolgono come una star: “Mi sento un miracolato”

E’ cominciato tutto il 15 marzo, con la febbre a 37,5. Trasportato in ambulanza all’ospedale di Chivasso (TO), Mario Giraldo viene trovato positivo al Coronavirus. 81 anni, in forma grazie alle camminate quotidiane da 20 km, Mario peggiora sempre più fino a quando è costretto al casco perchè non riesce a respirare. Arriva anche la moglie in reparto, malata di Covid pure lei. Poi il lento miglioramento fino a questa domenica 17 maggio, quando finalmente arriva il secondo tampone negativo e finalmente torna a casa, accolto come un divo.
A cura di Gianluca Orrù
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A Mario Giraldo, quasi 81enne di San Mauro Torinese, un comune alle porte di Torino, oltre alla salute è tornata anche l'ironia. "Ho perso 6 o 7 chili – dice Mario – chi vuole dimagrire può farlo con il Coronavirus". Adesso si permette anche l'umorismo, ma se l'è vista brutta. Arrivato in ospedale dopo la provvidenziale decisione del suo medico di base il 17 marzo, viene subito ricoverato all'ospedale di Chivasso. I farmaci e le terapie non funzionano, lui peggiora sempre di più, non riesce più a respirare.

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"Sono crollato quando ho visto mia moglie malata"

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Poi il colpo psicologico che lo abbatte. Nel reparto Covid dell'ospedale arriva anche sua moglie, 75 anni, anche lei positiva al Coronavirus. "Ero preoccupato – racconta Mario – perchè avevo paura che non ce la facesse. Ero più preoccupato per lei che per me". Sua moglie però migliora subito e dopo cinque giorni viene rispedita a casa, positiva, a farsi la quarantena.

La lentissima guarigione

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Il Covid-19 è persistente, non molla facilmente il corpo umano, si annida in profondità e fa emergere in superficie tutte le patologie e gli acciacchi che uno si porta dietro. "Sono peggiorato ancora di più quando è venuta fuori la trombosi alla gamba sinistra. I medici erano preoccupati. Io ero in confusione totale, non avevo neanche paura di morire perchè non capivo più niente, mi interessava soltanto respirare". Così, invece che metterlo in terapia intensiva, i medici scelgono di mettergli il casco CPAP, dedicato ai pazienti contagiati e in condizioni più critiche. Lo mettono prono sul letto per alleggerire la pressione sui polmoni per molte ore. Mario è ligio alle direttive dei medici, non molla e non si lascia andare, piano piano reagisce e il suo organismo combatte il virus, fino a superare la fase critica. Quando ricomincia a respirare senza aiuti e riprende un po' di forze, i medici lo rispediscono a casa da sua moglie a farsi la quarantena, visto che è ancora positivo.

Accolto dai vicini come una rockstar

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Come un eroe reduce da una difficile battaglia, Mario viene accolto in tripudio dai vicini. Uno striscione, un lungo applauso, lui che saluta dalla finestra. "I miei vicini sono stati splendidi – dice col sorriso che si intuisce dietro la mascherina – non me lo aspettavo". Poi dopo quasi due mesi finalmente i tamponi sono negativi. Domenica 17 maggio, a due mesi esatti dal suo ingresso in ospedale, Mario può uscire di casa, può rivedere i suoi nipoti, può tornare lentamente alla sua vita di sempre. E adesso? "Adesso voglio tornare a camminare".

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