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Madre abbandona il capriolo toccato dagli umani, l’appello: “Non fatelo, li condannate a morte”

Gli agenti della polizia municipale di Giaveno, nel Torinese, hanno recuperato un cucciolo di capriolo e lo hanno affidato alle cure dei veterinari del Canc-Centro animali non convenzionali di Grugliasco. Il piccolo “bambi” era stato abbandonato nei boschi dalla madre dopo che alcune persone lo avevano avvicinato e toccato.
A cura di Susanna Picone
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Foto dalla pagina Facebook "Commissione Tutela Animali Città di Giaveno"
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Un cucciolo di capriolo abbandonato dalla mamma dopo essere stato accarezzato da alcune persone nei boschi. È accaduto nel Torinese e a salvare l’animale sono stati gli agenti della polizia municipale di Giaveno, che ieri mattina hanno recuperato il cucciolo tra i comuni di Giaveno e Valgioie e lo hanno affidato alle cure dei veterinari del Canc-Centro animali non convenzionali di Grugliasco. A quanto ricostruito, il capriolo è stato abbandonato nei boschi dalla madre dopo che alcune persone lo avevano avvicinato e toccato. Un episodio non raro che porta la madre a non tornare più dal figlio e che spinge veterinari ed esperti a lanciare sempre lo stesso appello: gli animali selvatici non si devono toccare.

Il post su Facebook: "Per ignoranza un altro animale morirà" – A spiegare il perché, in un post Facebook con in allegato la foto del piccolo capriolo abbandonato, è la Commissione Tutela Animali Città di Giaveno: “Questo cucciolo di capriolo è stato recuperato oggi dagli Agenti della Polizia Municipale di Giaveno e portato al C.A.N.C. di Grugliasco – si legge su Facebook -. L’intervento si è reso necessario in quanto il piccolo è stato toccato da persone (i dettagli sono insignificanti) e per questo la madre non lo ha più avvicinato. Lo abbiamo scritto e detto in tutti i modi ma evidentemente c’è ancora troppa gente ignorante che va in giro per i boschi senza un minimo di conoscenze ‘etologiche’. A causa dell’ignoranza, e forse dell’egoismo nel voler a tutti i costi accarezzare il “bambi” di disneyana memoria, un altro animale selvatico morirà o nella migliore delle ipotesi finirà in un centro di detenzione, senza poter fare la vita che la natura aveva scelto per lui. I selvatici ringraziano il Coronavirus per aver regalato loro tre mesi di vita ‘normale’”.

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