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Luigi Licari, così è stato pestato il vigile urbano di Catania: “Stavo per morire”

Colpito con calci e pugni, lasciato per terra mentre perdeva sangue dalla bocca: così Luigi Licari, ispettore della Polizia Municipale, ha rischiato di morire dopo essere stato pestato dal branco lo scorso 2 settembre a Catania. L’aggressore Orazio Di Grazia è stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione.
A cura di Fabio Giuffrida
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Luigi Licari

AGGIORNAMENTO 18 MAGGIO – L'aggressore è stato condannato in primo grado a 4 anni e 10 mesi di reclusione.

"Un giovane con una violenza inaudita si è scagliato contro Luigi Licari picchiandolo con calci e pugni. Nel frattempo un uomo mi ha bloccato dicendomi con tono minaccioso "Stai fermo e mettiti qui" […] Quando mi sono avvicinato a Luigi, ho notato una chiazza di sangue dietro la nuca. Aveva perduto conoscenza e aveva del sangue che gli fuoriusciva dalla bocca", inizia così l'agghiacciante racconto di un operatore della polizia stradale, testimone oculare dell'aggressione dello scorso 2 settembre ai danni di Luigi Licari, ispettore della Polizia municipale di Catania, che è stato pestato dal branco per non aver fatto passare uno scooter in una zona chiusa al traffico. A fornire ulteriori dettagli su quei minuti concitati è stato un venditore ambulante: "Un ragazzo di vent'anni, non appena il vigile ha sbattuto per terra, gli ha sferrato un calcio come a schiacciargli con il suo piede il torace". Una spedizione punitiva che è stata duramente contestata dai presenti i quali hanno gridato "state fermi, finitela". Qualcuno – apprendiamo – ha lasciato persino un pezzetto di carta con su scritto, a penna, un parziale numero di targa e una marca di un'auto che agli inquirenti è servita per risalire al mezzo usato dal presunto aggressore.

L'aggressore: "Il vigile urbano mi ha schiaffeggiato"

Orazio Di Grazia, l'unico imputato in questo processo che è cominciato oggi a Catania (il pm ha chiesto 4 anni e 2 mesi di carcere; la sentenza è prevista per la prossima settimana), inizialmente ha negato ogni responsabilità, così come la sua ragazza, salvo poi confessare tutto accusando il vigile urbano di averlo schiaffeggiato. "Mi ha dato due schiaffi molto pesanti facendomi rischiare di cadere con tutto il motorino e la mia ragazza" ha spiegato cercando di giustificare la sua reazione. Stando sempre al suo racconto, dopo il litigio con l'ispettore, avrebbe lasciato la fidanzatina a casa (che, però, avrebbe intuito la sua volontà e lo avrebbe inseguito) e sarebbe tornato dal vigile dandogli "una manata": "Ho visto il vigile per terra e me ne sono scappato. Ritengo che sia caduto a causa del tentativo della gente occorsa per dividerci". A quel punto in strada sarebbero scesi anche i suoi parenti, in primis la zia che sarebbe andata da Luigi Licari per rimproverarlo: "Non si vergogna ad alzare le mani a un ragazzo che le può venire figlio o nipote?". Circostanza, quella degli schiaffi, che "nessuno dei testimoni presenti alla prima fase del litigio ha riferito". E che, dunque, non trova alcun riscontro nelle carte in nostro possesso. Emerge, tra l'altro, che alla spedizione punitiva sarebbero state presenti diverse persone: "Ho visto che sono intervenute almeno quattro persone che hanno aiutato l'aggressore. Prima, invece, tre donne si erano avvicinate inveendo contro l'ispettore e accusandolo di aver offeso rispettivamente il figlio, il nipote e il marito". Difendevano un ragazzo che – è doveroso ricordarlo – avrebbe voluto accedere in una zona chiusa al traffico senza indossare – verosimilmente – neppure il casco.

Ma chi è Orazio Di Grazia, il ragazzo accusato di aver aggredito il vigile urbano? Classe 1995, ha fatto il pescatore, il muratore, ha gestito un locale, "gioca alla playstation e non ha altri interessi". Prima andava allo stadio, adesso non più: "Ho il DASPO dal 2016. In precedenza ne ho avuto un altro, ero minorenne". E come trascorre le sue giornate? "La mattina dormiamo fino a quando capita. Facciamo colazione, poi se c'è da uscire usciamo, altrimenti restiamo in casa tutto il giorno", a raccontarlo è la fidanzatina.

Il Gip, intanto, non sembra avere dubbi: Orazio Di Grazia ha agito per un "sentimento di vendetta e rancore" procurandosi un "falso alibi poi fallito per la presenza di telecamere nel luogo dove affermava di essersi intrattenuto con la fidanzata nel periodo di tempo in cui era stata consumata l'azione delittuosa ai danni di Licari". Senza dimenticare, poi, "un probabile coinvolgimento di altri soggetti (nell'aggressione, ndr) che l'indagato verosimilmente protegge".

Luigi Licari ha rischiato di morire

Infine non è chiaro se Luigi Licari sia stato colpito con un casco o con una "manata" finendo rovinosamente a terra: le lesioni da urto "rendono possibile sostenere che esse siano state prodotte sia per azione meccanica diretta sulla testa dell'ispettore da un corpo contundente che per azione indiretta per urto violento della regione nucale posteriore del Licari contro la superficie del manto stradale, ivi urtandovi a seguito della violenta caduta al suolo per effetto delle percosse ricevute". Si può affermare "con certezza che Luigi Licari ha corso pericolo di vita", mette numero su bianco il consulente tecnico del pm.

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