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Lo getta in strada, cane torna e lui lo fa sopprimere dal veterinario: condannati entrambi

L’uomo aveva cercato di sbarazzarsi del cane gettandolo in strada dal finestrino della sua auto ma l’animale era sopravvissuto e così lui aveva deciso di farlo sopprimere da un veterinario. Rocky, questo il nome del cane di tre anni d’età, è stato soppresso con un’iniezione intracardiaca di Tanax.
A cura di Antonio Palma
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Immagine di repertorio
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Dopo averlo preso con sé, aveva deciso disfarsene come un vecchio oggetto da buttare via, per questo prima ha pensato di lanciarlo in strada dal finestrino della sua auto in corsa e, quando il cane ha trovato la forza di  tornare a casa, infine ha deciso di rivolgersi ad un veterinario per farlo sopprimere. Per questo motivo l'anziano proprietario dell'animale è stato condannato nelle scorse ore ad un anno e due mesi  di reclusione dal giudice monocratico del tribunale di Rovigo per i reati di maltrattamenti e uccisione di animale. Con lui condannato ad un pena di anno di reclusione anche il veterinario per il quale è sta disposta anche l’interdizione alla professione per un anno. Le pene per entrambi però sono sospese se verrà risarcito alle parti civili il danno quantificato in 3mila 500 euro .

La vicenda, che risale al 2015, infatti destò molto scalpore e si mossero le associazioni animaliste. Il picoclo Rocki, questo il nome del cane di tre anni d’età, fu ucciso con un’iniezione intracardiaca di Tanax dopo un tentativo di abbandono. Il padrone, dopo averlo tenuto per circa nove mesi, infatti aveva deciso di disfarsene perché diceva di non riuscire a controllarlo. Lo fece salire sulla sua auto e lo gettò dal finestrino in corsa in una zona isolata prima di allontanarsi per non essere visto L'animale, benché ferito, riuscì però ad avvicinarsi verso il centro cittadino dove venne ritrovato, zoppicante e dolorante, da una donna che lo accompagnò al canile municipale rodigino. Grazie al chip venne riconsegnato al proprietario che parlò di una fuga volontaria del cane.

L'uomo però non aveva desistito dai suoi propositi: lamentando una presunta aggressività dell'animale, arrivò infine a convincere a praticare l'eutanasia al veterinario che si prestò alla soppressione senza visitare il cane. "La condanna è una decisione rilevante perché sancisce un principio importantissimo" ha dichiarato l’avvocato Ricci che rappresentava l’Ente nazionale protezione animali (Enpa), spiegando: "Un veterinario non può accettare passivamente le richieste di una persona ed uccidere un cane senza prima aver svolto tutti gli accertamenti di legge sullo stato di salute dell’animale, altrimenti non solo tradisce il suo lavoro ma commette un reato".

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