4.395 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

L’Istituto superiore di sanità: “A maggio non arriveremo a contagi zero”

Per pensare a uno scenario con zero contagi in Italia è ancora presto. Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, chiarisce quali sono le previsioni riguardanti il nostro Paese e i casi di Coronavirus: “A maggio non arriveremo a zero contagi. Il virus non stopperà la sua circolazione”.
A cura di Stefano Rizzuti
4.395 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

I contagi di Coronavirus non arriveranno a zero a maggio. A spiegarlo e a fornire questa previsione realistica su quanto avverrà è Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Durante la quotidiana conferenza stampa in cui viene fornito il bollettino dei nuovi casi in Italia, Rezza precisa: “A maggio non arriveremo a zero contagi. Il virus non stopperà la sua circolazione”. E Rezza fa anche un parallelo con la Cina: “Forse a Wuhan ci sono riusciti prendendo misure incredibili, ma stanno comunque avendo casi di ritorno. Avremo una tendenza alla diminuzione, ma il virus continuerà a circolare”.

Rezza: casi accertati anche 20 giorni dopo contagio

Rezza sottolinea che siamo ancora nel pieno della fase uno e sottolinea: “Dobbiamo essere pronti per la fase 2 in modo che quando si creeranno focolai dovremo essere bravissimi a contenerli e bloccarli”. Rezza si sofferma anche sui dati degli ultimi giorni, rispondendo a chi si chiede come mai non siano in diminuzione nonostante le restrizioni e i divieti in campo da ormai più di un mese: “Subito dopo il lockdown continua un po’ di trasmissione, domiciliare, nei condomini. Questo fa sì che la coda si allunghi”.

Poi, prosegue, “dobbiamo tenere conto di un fatto: il tempo che trascorre tra il momento del contagio e quello della notifica può essere anche di venti giorni. I nuovi contagi sono nuovi casi, persone che sono state infette venti giorni fa. Quello che vediamo è accaduto prima. In termini di mortalità ancora di più, perché può essere molto più ritardata.  Quello che si vede oggi è attribuibile a giorni fa”. Rezza precisa ancora: “I casi diminuiscono lentamente, non sono nuovi contagi ma nuovi casi”. E anche i dati positivi sui ricoveri e sulle terapie intensive, spiega ancora, non vogliono dire che siamo di fronte a una “tana libera, sono segnali positivi che devono essere consolidati”. Inoltre, il direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss spiega che i decessi saranno l’ultimo indicatore a diminuire.

Gli effetti del Coronavirus sugli organi

Altro aspetto affrontato in conferenza stampa da Rezza è quello riguardante gli effetti del virus sugli organi: “Certamente è un virus nuovo e gli effetti che ha sull’ospite non sono del tutto noti. Per ora, nonostante il follow up sia limitato, non si assiste a residuali, cioè a deficit di un organo che possano persistere una volta che la persona è guarita. Una volta guarita non sembra avere residui. Abbiamo letto di recidive, che non sono infezioni, con persone che sembrano guarite, però queste recidive vanno approfondite e non è detto che la persona recidiva sia dopo contagiosa. Ci sono dei lavori sui possibili effetti a livello di sistema nervoso centrale, ma i dati non sono consolidati. Si sa che ci sono dei sintomi, come non sentire gli odori, che però non sembrano persistere nel tempo, sono segni precoci”.

4.395 CONDIVISIONI
32804 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views