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“L’Hiv non esiste”: così l'”untore” di Ancona Claudio Pinti rassicurava la compagna

Claudio Pinti, autotrasportatore 36enne di Ancona, è stato arrestato per lesioni dolose gravissime ma avrebbe negato anche con la sua compagna (che poi lo ha denunciato) la malattia. Non riconoscendo di essere affetto da Hiv, l’untore avrebbe quindi continuato negli anni ad avere rapporti sessuali, anche non protetti, con decine di partner.
A cura di Susanna Picone
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Lesioni gravissime. Con questa accusa è stato arrestato ad Ancona un autotrasportatore di trentasei anni che, da quanto emerso, pur consapevole di essere affetto da Hiv da almeno undici anni, avrebbe avuto rapporti non protetti con molteplici partner oltre alla sua compagna. La Polizia di Stato di Ancona ieri ha reso nome il nome dell’“untore” dell’Hiv e ha diffuso una sua foto “per esigenze investigative e per il rilevante interesse pubblico che potrebbe riguardare eventuali altre vittime di reato”: l’arrestato si chiama Claudio Pinti e a denunciarlo è stato la donna che frequentava almeno da febbraio e che ha scoperto di essere stata contagiata. I due si erano conosciuti a fine anno a una cena e avevano cominciato a frequentarsi assiduamente a febbraio, fino a quando la donna, lo scorso mese, a seguito di una serie di specifici malesseri fisici e insospettita da alcune voci sullo stato di salute di Pinti, ha deciso di sottoporsi a specifici accertamenti clinici e purtroppo ha scoperto di essere stata contagiata nel recente periodo trascorso dal virus dell'Hiv. Solo a quel punto la donna ha intuito la malafede del compagno e si è rivolta alla polizia, che ha accertato che l’indagato era già affetto dalla sindrome da almeno undici anni.

Claudio Pinti negava la sua malattia

In questo periodo Pinti, oltre alla compagna, avrebbe avuto rapporti con oltre duecento donne che contattava soprattutto tramite i social. Lo scorso anno la compagna dell'uomo è morta per Aids. A sorprendere gli investigatori durante le fasi dell'arresto è stato soprattutto il cinismo con cui il trentaseienne di Ancona, nonostante i risultati delle analisi, rifiutava di considerarsi malato affermando di ritenersi un negazionista dell'esistenza di tale malattia. Insomma, non riconoscendo di essere affetto da Hiv ha continuato negli anni ad avere rapporti sessuali, anche non protetti, senza dire nulla del suo stato di salute alle sue partner. A casa sua sono stati sequestrati due pc, due telefoni e un tablet che verranno esaminati dagli investigatori per tracciare la cronologia dei contatti. Pinti intanto è stato trasferito nel carcere anconetano di Montacuto dove i sanitari dovranno valutare le sue condizioni per verificarne la compatibilità con la detenzione.​

Alla compagna diceva: "Hiv non esiste, sono i farmaci che ti ammazzano"

“Ero sieropositivo, ma poi ho rifatto gli esami e non è risultato più niente”, è quanto in particolare Pinti avrebbe detto alla compagna quando lei gli aveva chiesto spiegazioni. L’uomo le avrebbe anche detto che l’hiv “non esiste”, che “è una balla” e che “sono i farmaci che ti ammazzano”. Secondo quanto emerso, la donna aveva chiesto spiegazioni a Claudio Pinti anche attraverso una disperata serie di messaggi su Whatsapp e da lui aveva ottenuto parziali ammissioni alternate a dinieghi della malattia. Addirittura lui le avrebbe mandato un video-selfie in cui inscenava un autoesame con il kit per il prelievo ematico. “Mi ha defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute”, così si è sfogata la donna alla polizia quando ha presentato denuncia.

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