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Laila, morta schiacciata da una fustellatrice. Pm: “Macchina modificata per accelerare produzione”

Secondo la Procura di Modena la fustellatrice impiegata nell’azienda Bombonette di Camposanto (Modena) in cui è morta l’operaia 40enne Laila El Harim sarebbe stata modificata rispetto al manuale d’uso.
A cura di Davide Falcioni
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La fustellatrice impiegata nell'azienda Bombonette di Camposanto (Modena) in cui lo scorso agosto è rimasta incastrata e uccisa l'operaia 40enne Laila El Harim sarebbe stata modificata rispetto al manuale d'uso. È quanto la Procura di Modena contesta ai due indagati, il datore di lavoro e il delegato alla sicurezza. Agli atti delle indagini, coordinate dalla pm Maria Angela Sighicelli, è stata messa in risalto la presenza di pareggiatori in gomma da regolare manualmente non previsti originariamente e l'assenza di una protezione, invece prevista. L'ipotesi è che Laila abbia tentato di regolare i pareggiatori a macchinario acceso per eseguire un cambio del formato in lavorazione.

Chi sono gli indagati per la morte di Laila El Harim

La lavoratrice quarantenne era originaria del Marocco e viveva in Italia da 20 anni, con un compagno e una figlia di cinque anni. Al fondatore e datore di lavoro, Fiano Setti, 86 anni, e al delegato alla sicurezza Jacopo Setti è contestata l'aggravante della violazione delle norme antinfortunistiche. Come soggetto giuridico è invece indagata l'azienda, cui vengono associati il risparmio economico e di tempi di lavorazione derivati dai reati contestati ai due indagati. A confermare la notizia della chiusura delle indagini è stata la società specializzata nel risarcimento danni Studio3A-Valore di Modena, cui si sono rivolti i parenti della vittima e che ha incaricato un consulente legale.

Per l'operaia nessuna formazione sulla sicurezza sul lavoro

La pm ha evidenziato che i due indagati avrebbero omesso di valutare il rischio di contatto con organi in movimento durante l'uso delle macchine fustellatrici, tra cui anche quella che ha riguardato l'infortunio mortale, pur essendo questo rischio palese per mancanza di una protezione statica fissa. Inoltre avrebbero messo a disposizione dei lavoratori attrezzature non conformi ai requisiti di sicurezza. Sarebbe stato permesso l'avviamento del macchinario pur in presenza di un operatore all'interno. Entrambi gli indagati avrebbero anche omesso di inviare l'operaia, assunta nel giugno del 2021, alla visita medica preventiva per constatare l'assenza di controindicazioni al lavoro cui era destinata. Laila El Harim non sarebbe stata neppure avviata, entro 60 giorni dall'assunzione, alla formazione in materia di salute e sicurezza. Secondo la ricostruzione della procura, la lavoratrice sarebbe entrata nella macchina fustellatrice per regolare i ‘pareggiatori in gomma', operazione resa necessaria per il cambio del formato in lavorazione, rimanendo incastrata nella parte posteriore della macchina tra una ‘barra di pinza' e la barra fissa posteriore.

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