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La storia di Aurelia Laurenti, uccisa dal compagno a Pordenone che non accettava la separazione

Aurelia Laurenti, 32 anni, e Giuseppe Forciniti si erano conosciuti da giovani, avevano due figli e convivevano in Friuli. Dopo aver scoperto un tradimento, Aurelia decise di lasciarlo. Il 25 novembre 2020, giorno della Giornata contro la violenza sulle donne, lui la uccise con 19 coltellate nella loro casa di Roveredo in Piano.
A cura di Biagio Chiariello
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Aurelia Laurenti
Aurelia Laurenti

Aurelia Laurenti aveva 32 anni ed è stata uccisa con 20 coltellate dal compagno, Giuseppe Forciniti, nella loro casa di Roveredo in Piano, in provincia di Pordenone. Il femminicidio avvenne il 25 novembre 2020, proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, mentre in casa si trovavano anche i due figli della coppia.

Aurelia e Forciniti si erano conosciuti molti anni prima, durante una vacanza in Calabria. Con il tempo avevano costruito una famiglia e da circa sette anni convivevano in Friuli. Lei si occupava dei figli, allora di 3 e 8 anni, mentre lui lavorava come infermiere all’ospedale di Pordenone. All’esterno la loro vita appariva tranquilla, ma negli ultimi mesi il rapporto si era progressivamente incrinato.

Aurelia scoprì un tradimento e decise di lasciare il compagno, scelta che Forciniti non accettò. Il clima in casa divenne sempre più teso fino alla sera dell’omicidio, quando l’uomo l’aggredì a coltellate. Dopo il delitto si presentò in Questura, inizialmente mentendo, ma confessò poco dopo. Nel 2022 Forciniti è stato condannato a 24 anni di carcere, pena poi ridotta a 22 in appello. I figli di Aurelia sono stati affidati ai nonni materni.

Come si sono conosciuti Aurelia Laurenti e Giuseppe Forciti

Aurelia Laurenti e Giuseppe Mario Forciniti si erano incontrati da ragazzi durante una vacanza al mare, un legame nato lontano dalla quotidianità e in quei giorni leggeri che spesso segnano l’inizio delle storie più intense. La loro relazione continuò a distanza per circa dieci anni, mantenendo vivo un rapporto che sembrava solido.

Aurelia Laurenti
Aurelia Laurenti

Col tempo decisero di convivere in una villetta in provincia di Pordenone. Lì nacquero due figli, che divennero il centro della vita di Aurelia. Lei si dedicava principalmente alla famiglia, seguendo i bambini di otto e tre anni, mentre cercava di realizzare l’idea di un equilibrio domestico che sembrava finalmente stabile. Tuttavia, quel progetto familiare si incrinò gradualmente: il rapporto con Forciniti divenne sempre più conflittuale, fino a culminare negli eventi tragici del 25 novembre 2020.

Le violenze, i tradimenti e la scelta di separarsi

Negli ultimi mesi il rapporto tra Aurelia e Forciniti, pur apparendo stabile agli occhi di vicini e conoscenti, era segnato da profonde tensioni. Aurelia scoprì un tradimento del compagno controllando il suo telefono, un episodio che aggravò ulteriormente il clima domestico. Nonostante la situazione difficile, lei non ne parlò con nessuno, anche per vergogna.

Da questa consapevolezza maturò la decisione di separarsi. Forciniti non accettò la fine del rapporto e la convivenza forzata rese la situazione ancora più pericolosa. Aurelia continuava a occuparsi dei figli, mentre lui lavorava come infermiere all’ospedale di Pordenone. Il conflitto, rimasto a lungo silenzioso, precipitò fino all’epilogo del 25 novembre 2020, quando la donna venne uccisa nella loro abitazione, proprio nel giorno simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

Aurelia Laurenti
Aurelia Laurenti

Giuseppe Forciti uccide Aurelia Laurenti e poi confessa

Quella notte, Aurelia fu colpita da almeno 20 coltellate, soprattutto al volto e al collo, mentre in casa erano presenti i figli. Forciniti, 33 anni, originario di Cosenza, si costituì in Questura con le mani ancora sporche di sangue. In un primo momento parlò di un ladro affrontato a mani nude, ma la sua versione durò poco: confessò poche ore dopo di aver ucciso la compagna. Secondo il procuratore di Pordenone, l’aggressione sarebbe stata premeditata (accusata poi caduta).

Agli occhi dei vicini, la famiglia appariva normale e tranquilla, almeno fino a pochi giorni prima del delitto. Alcuni conoscenti notarono però che il clima domestico era cambiato. “Aurelia era sempre disponibile e affettuosa, la classica persona perbene”, raccontano.

I sindaci di San Quirino e Roveredo in Piano espressero sgomento e cordoglio, sottolineando la coincidenza tragica con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “Amava visceralmente i figli: non ci sono parole”, dichiarò Gianni Giugovaz, primo cittadino di San Quirino.

Il processo e la condanna a 24 anni

Il 21 aprile 2021 Giuseppe Mario Forciniti fu condannato a 24 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, ma la Corte d’Assise di Udine riconobbe l’equivalenza tra aggravanti e attenuanti generiche. Durante la pena gli fu sospesa la potestà genitoriale sui due figli, e la Corte dispose una provvisionale di 400 mila euro a loro favore.

Nel corso del processo, Forciniti presentò la propria versione dei fatti, sostenendo che Aurelia si fosse infuriata per una foto pubblicata sui social e che l’avrebbe colpito con due pugni prima di avvicinarsi a lui con un coltello. La Corte respinse questa ricostruzione, riconoscendo la piena responsabilità dell’imputato.

La sentenza suscitò indignazione tra le associazioni femminili. Il Coordinamento donne Cisl Fvg definì aberrante la pena e le giustificazioni della difesa, sottolineando che il femminicidio è un atto gravissimo che richiede pene esemplari e non può essere ridotto a “scompenso emozionale” o “raptus”.

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