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La figlia fa uso di droga, il padre denuncia giro di spaccio: 18 persone arrestate nel Reggino

Dopo la denuncia di un padre, in ansia per la figlia 20enne che faceva uso di droga, una vasta inchiesta dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria ha smantellato un articolato giro di spaccio di cocaina e marijuana. Arrestate 18 persone, 9 in carcere e 9 ai domiciliari. Gli indagati avevano un giro di affari di oltre un milione di euro.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Era in ansia per la figlia 20enne che faceva uso di droga, così il padre della ragazza ha deciso di denunciare il giro di spaccio in cui era coinvolta. A seguito della segnalazione è stata messa in piedi una vasta operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che nella mattinata di oggi, giovedì 29 febbraio, hanno arrestato 18 persone, 9 in carcere e 9 ai domiciliari, in esecuzione di un'ordinanza della giudice per le indagini preliminari Federica Giovinazzo, su richiesta del Procuratore di Palmi Emanuele Crescenti e del pubblico ministero Davide Lucisano.

Cosa è emerso dall'inchiesta: come funzionava il giro di spaccio

L'inchiesta, denominata Perseverant, ha stroncato un articolato giro di spaccio di cocaina e marijuana ed è iniziata nel marzo 2020, dopo la denuncia dell'uomo ai militari di Taurianova. I Carabinieri hanno scoperto l'esistenza di un vasto mercato della droga con base a Taurianova e ramificazioni a Rosarno, Platì e Gerocarne, dove avevano base i fornitori. Lo spaccio non si è interrotto neanche durante la pandemia di Covid-19.

Secondo quanto è stato ricostruito dagli inquirenti, gli indagati, per ridurre il rischio dei controlli, avevano iniziato a consegnare le dosi in bicicletta, direttamente presso le abitazioni degli acquirenti, dopo che le "ordinazioni" venivano effettuate online tramite applicazioni di messaggistica.

Gli indagati avevano un giro di affari di oltre un milione di euro. Nel corso delle indagini, 9 indagati erano stati arrestati in flagranza di reato. Nel luglio 2020, infatti, i carabinieri hanno trovato una piantagione di canapa indiana allestita in un bunker occultato sotto un capannone agricolo. Lì, tre metri sotto il terreno, gli indagati avevano allestito degli impianti idroponici, completi di sistemi di riscaldamento, ventilazione e illuminazione a lampade Uv, destinati alla gestione di varie coltivazioni di canapa indiana, differenziate per il potenziale tossicomanigeno.

Uno degli arrestati indagato anche per maltrattamenti su moglie e figlia

Lo stupefacente, una volta lavorato in dosi, avrebbe fruttato agli indagati utili non inferiore a 200mila euro. L'indagine della Procura di Palmi, infine, ha fatto luce anche sui maltrattamenti che la moglie e la figlia di uno degli arrestati hanno dovuto subire per anni in silenzio. Rese incapaci di denunciare, costrette a vivere recluse, quotidianamente umiliate e più volte malmenate, le due donne sono state soccorse dai carabinieri.

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