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L’appello di un disoccupato: “Offro un mese di stipendio a chi mi trova un posto fisso”

Daniele Stiaffini, livornese di 43 anni, ha perso il lavoro nel 2013 a seguito degli effetti immediati della Legge Fornero. Ci ha provato in tutti i modi, ho lavorato gratis e in nero. Ho fatto corsi e preso diplomi. Ma non è arrivato mai nessun contratto. E così è arrivato a fare questo appello.
A cura di Biagio Chiariello
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Il primo mese di stipendio a chiunque gli troverà un lavoro o lo aiuterà in quella che ormai è diventata per lui un’impresa disperata. Daniele Stiaffini, livornese di 43 anni, di cui 15 come commesso di gioielleria, dopo continue traversie tra licenziamenti e riassunzioni frutto di contratti annuali, nel 2013 perde il lavoro a causa degli effetti della legge Fornero. Il provvedimento, entrato in vigore in quello stesso, tra le tante misure, introduce nel mondo del lavoro pure un limite al numero di rinnovi dei contratti a tempo determinato. In questi 5 anni, Daniele non è riuscito a trovare un’occupazione stabile. E così ora, tramite le pagine de Il Tirreno, lancia il suo appello “Ci ho provato in tutti i modi, quindi ho deciso di donare il primo mese dello stipendio del mio nuovo lavoro a chiunque sarà in grado di procurarmelo”.

Disoccupato da cinque anni

Dopo il licenziamento, Daniele assicura di non essere mai rimasto con le mani in mano: “Ho fatto il bagnino, lo spazzino, il personal trainer, il caldaista, l’operatore del call center. Di tutto”. Ma la stabilizzazione, quella mai. Il 43enne livornese è naturalmente iscritto all’ufficio di collocamento. “Ci vado tutti i giorni – dice – e sono seguito in maniera ottimale. Ho colloqui mensili anche con lo psicologo dell’ufficio e dalle sue relazioni non risulto avere alcun tipo di problema o impedimento. Forse, e questo non credo valga solo per me, il problema è il mondo del lavoro. O lo Stato, per il quale noi 40enni potremmo buttarci giù da un ponte perché per noi non ci sono aiuti o agevolazioni”. Daniele prende anche un secondo diploma per una migliore qualifica e maggiori possibilità di essere ricollocato, oltre a frequentare tutta una serie di corsi.  “Mi sono diplomato la seconda volta con ragazzi che potevano essere i miei figli, ma questo non è mai stato un problema” racconta. “Quando, però, una società mi ha offerto un lavoro come animatore ho chiesto quale fosse il trattamento economico. Mi hanno detto che, trattandosi di un lavoro stagionale, avrei preso una parte di stipendio, qualche centinaio di euro, subito. Il resto a fine stagione. Io non ho accettato in quell’occasione, ma il problema non credo di essere io. Semmai sono le aziende che propongono questo tipo di trattamenti, se non peggiori”.

Ora vuole il posto fisso

Daniele vuole solo un lavoro. “Nel 2013, quando ho perso il lavoro, ho perso anche mio padre. Lui lavorava all’Accademia navale e mi ha insegnato a rispettare le regole, sempre e comunque. Non ho mai saltato il pagamento di una bolletta, dell’assicurazione. Ora, però, ho necessità di un contratto a tempo indeterminato. Vivo con mia madre che ha una pensione di reversibilità. Ma con mutuo da sostenere per altri dieci anni. E la banca, giustamente, mi chiede un contratto per avere maggiori garanzie. Io mi arrangio con ogni tipo di lavoro, ma non è questo il futuro che voglio per me” racconta. Soprattutto perché vorrebbe anche sposarsi. “Sono fidanzato e con la mia compagna vorrei costruire una famiglia, ma in queste condizioni è davvero difficile – afferma -. In passato, quando ho perso il lavoro come commesso, ho anche avuto l’occasione di andare via dall’Italia. Un mio amico lavorava in Svizzera e mi disse che, con il mio curriculum, mi avrebbe aiutato a trovare un bel lavoro. Ci ho pensato per un po’, ma non me la sono sentita di lasciare mia madre, rimasta vedova da poco. Col senno di poi, forse, avrei fatto bene ad andarmene per dare una mano, anche se da un altro Paese, alla mia famiglia. Per poi costruirmene una mia. Oggi resta molto rammarico per quello che mi sta succedendo”.

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