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Italiani rapiti in Libia, spunta la pista degli scafisti. E Alfano non la esclude

Al momento nessuna ipotesi è esclusa, ma si fa largo la pista degli scafisti in cerca di guadagni facili, utili a coprire le perdite causate dai maggiori controlli in mare. E il capo del Viminale non esclude questa pista.
A cura di Antonio Palma
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AGGIORNAMENTO 17.40 – Alfano non esclude richiesta scambio con scafisti – Alla domanda se il rapimento dei 4 italiani in Libia possa essere una richiesta di scambio con scafisti detenuti, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano ha risposto a SkyTg24: "Faremo di tutto per liberarli. Non credo che possiamo escludere una pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo e a farlo nel silenzio. Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito" alla lotta agli scafisti. E per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il rapimento è "una ferita aperta che speriamo si possa risolvere nel più breve tempo possibile", e ha garantito che l'impegno dell'Italia per la soluzione della vicenda è "molto forte".

Dietro il rapimento dei quattro cittadini italiani in Libia ci potrebbero essere degli scafisti a corto di soldi per i maggiori controlli sulle coste e per questo pronti a tutto per avere un riscatto. È questa, secondo il Corriere della Sera, l'ipotesi, tutta da verificare, a cui starebbero lavorando gli 007 italiani per cercare di prendere contatto con il gruppo di rapitori. Al momento quindi si tende a escludere motivazioni più politiche come una ritorsione contro la missione che ha come obiettivo quello di individuare le navi che salpano dalla Libia per l’Europa. Così come pare essere escluso il coinvolgimento di formazioni più islamiste e radicali. Si tratta però di una corsa contro il tempo soprattutto per evitare un passaggio di mano dei 4 tecnici italiani rapiti. Del resto le formazioni criminali e gli scafisti dell'area hanno contatti ben radicati sul territorio e molti componenti sono ex miliziani del regime di Gheddafi. Il rischio è che dopo la notizia altri gruppi si frappongano per cercare di imporre propri interessi non meramente economici, un rischio che l'Italia deve evitare.

Per questo la diplomazia italiana per il momento si mantiene molto prudente e lo stesso ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha definito "prematuro e imprudente dare interpretazioni politiche sul movente" del rapimento. Del resto il tempo trascorso dalla cattura è comunque troppo breve per poter fare delle ipotesi concrete e bisognerà attendere almeno una settimana per avere un chiaro più certo della situazione. Una tesi che sembra sempre più accreditata in queste ore però è che i quattro siano stati vittima di un rapimento non programmato. Il loro pulmino sarebbe stato segnalato al momento del passaggio della frontiera tra Tunisia e Libia mentre stavano andando nella base di Mellitah e avrebbe fatto gola ai trafficanti.

I quattro sarebbero stati condotti in una zona desertica e impervia del Paese dove è molto facile trovare nascondigli, è quanto hanno rivelato fonti locali al sito web libico Akhbar Libya 24. Secondo le stesse fonti, i 4 dipendenti della ditta di costruzioni Bonatti sono stati fermati dai loro rapitori nella zona di Sebrata , i rapitori hanno prima costretto i quattro italiani a scendere dalla loro auto per salire su un'altra; poi hanno gettato a terra i telefonini degli italiani nel timore che potessero essere rintracciati dal segnale del telefono; e infine sono fuggiti "in una zona desertica del Paese dove è facile trovare dei nascondigli e dove si può fare qualsiasi cosa senza aver paura di nulla".

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