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In fuga da Kabul, Pangea: “I bambini vedono i genitori picchiati dai Talebani e lasciati a morire”

Le attiviste di Pangea sono salve. L’annuncio è arrivato questa mattina dalla onlus milanese che è riuscita a portare in salvo all’interno dell’aeroporto di Kabul anche le famiglie delle donne che collaborano con l’associazione che opera in Afghanistan: in molte sono state picchiate, anche dinanzi ai propri bambini. “I bimbi sono terrorizzati: vedono i Talebani picchiare i propri genitori e poi lasciarli a morire”
A cura di Chiara Ammendola
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Civili picchiati dai Talebani all'esterno dell'aeroporto di Kabul (Pangea)
Civili picchiati dai Talebani all'esterno dell'aeroporto di Kabul (Pangea)

Donne e uomini picchiati dai Talebani, mentre tentano di entrare all'aeroporto di Kabul. Ad assistere alle violenze anche centinaia di bambini che da giorni sono all'esterno dello scalo della capitale dell'Afghanistan sperando di poter lasciare il Paese. È quanto racconta a Fanpage.it Silvia Redigolo della onlus milanese Pangea che questa mattina è riuscita a portare in salvo tutte le attiviste che operano per l'associazione sul posto. Si tratta di centinaia tra donne e bambini che nelle prossime ore e nei prossimi giorni raggiungeranno Roma: anche loro sono rimaste vittime delle violenza dei Talebani come testimoniano le foto diffuse da Pangea.

Come stanno le attiviste di Pangea? 

Le ragazze stamattina hanno raggiunto tutte l'aeroporto ma non sono partite. Man mano stanno imbarcando tutti, le prime sono già arrivate a Roma e le altre arriveranno tra domani e dopodomani. Sono più di 900 perché si tratta delle ragazze con le loro famiglie. Stanno bene ma non è stato facile. Siamo tutti stanchi. Ci sono donne che sono state in fila tra la calca anche 32 ore.

Molte sono state picchiate dai Talebani

Alcune sono piene di lividi. I Talebani le hanno picchiate, anche davanti ai bambini, e questo non è altro che l'ennesima dimostrazione del fatto che non sono affatti moderati.

Pangea continua però a lavorare a Kabul

Certo, ora sono rimaste le nostre attiviste che in questi anni si sono viste meno e che rispetto alle altre rischiavano di meno. Ora sono loro quelle che vanno protette. È una bellissima rete di donne che sono punto di riferimento di chi è a Kabul in questo momento e non sa cosa accadrà.

A proposito di Kabul, com'è la situazione in questo momento per le donne? 

Sono iniziati i pestaggi, sono state proibite le classi miste, e quindi il prossimo step sarà sicuramente quello di impedire l'accesso a scuola alle bambine.

Ora bisognerà pensare ai progetti per quelle donne che stanno arrivano in Italia

Dovremmo capire come avviare le procedure per farli restare, accoglierli bene e integrarli. E in questo senso le persone possono aiutarci sostenendo la nostra fondazione. I nostri progetti sono importanti.

Quali sono le loro storie?

Si tratta di donne, con bambini piccolissimi, che hanno avuto difficoltà a raggiungere l'aeroporto. La situazione a Kabul è drammatica. Intorno all'aeroporto ci sono 10mila persone che chiedono ai soldati di portare i bambini all'interno. Alcuni hanno paura di non uscire vivi da quella calca perché tutti tentano di entrare in aeroporto. Ci sono stati pestaggi, i Talebani hanno iniziato a sparare in aria per terrorizzare tutti. Ci sono bambini che hanno visto uomini e donne, frustrati e lasciati a terra morenti. Sono bambini che sono molto traumatizzati. Queste donne sono stremate e noi dobbiamo aiutarle.

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