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Imprenditore donò un miliardo e mezzo al nipote, ora lo denuncia: “È un ingrato, si è scordato di me”

L’imprenditore gallipolino ed ex senatore Vincenzo Barba ha denunciato il nipote chiedendogli indietro una donazione che gli fece nel 2000.
A cura di Davide Falcioni
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Un imprenditore pugliese che nel 2000 donò oltre un miliardo e mezzo di lire al nipote gli ha chiesto di restituirgli il denaro per via della presunta ingratitudine del ragazzo che, secondo lo zio, non lo aiutò un paio di anni fa, quando si trovò all'improvviso in difficoltà economiche e fu costretto a chiedergli un prestito di appena 5.000 euro.

Sarà un giudizio civile a risolvere la diatriba che vede contrapposti l’imprenditore gallipolino ed ex senatore Vincenzo Barba, molto noto a Gallipoli, e uno dei suoi nipoti, al quale il primo ha chiesto la restituzione della donazione effettuata più di venti anni fa, perché destinatario di "ingiurie e di nessuna riconoscenza" da parte del familiare più giovane, che nel tempo – a dire dell’ex senatore – si sarebbe pian piano allontanato, evitando qualsiasi tipo di frequentazione o contatto persino al telefono.

A fare scattare la richiesta di restituzione di quanto donato sarebbe stato il rifiuto del nipote di supportare nel 2020 prestandogli dei soldi quando a quest’ultimo – ex presidente della squadra di calcio locale, poi fallita – erano stati bloccati i beni ed anche i conti correnti, perché chiamato in causa dalla curatela fallimentare.

Come se non bastasse al diniego sarebbero seguite anche ingiurie in pubblico: quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e convinto Vincenzo barba a chiedere la revoca per ingratitudine la donazione effettuata, così come previsto dall’articolo 801 del codice civile. Il nipote, dal canto suo, respinge tutte le accuse affermando di non avere mai abbandonato lo zio né di avergli rifiutato un prestito, ma – anzi – di essergli stato sempre accanto, anche durante le campagne elettorali che negli anni lo avevano visto protagonista, "in maniera del tutto disinteressata, mosso solo da grande affetto e devozione". Fallito un tentativo di mediazione tra le parti, saranno i giudici a prendere una decisione: il processo avrà inizio a maggio.

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