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Il proprietario di Pornhub: “L’Italia vuole bloccare il porno ma sbaglia, la violenza non arriva da noi”

Solomon Friedman, proprietario del sito porno più visto al mondo, parla per la prima volta in Italia e spiega a Fanpage.it le posizioni sul sistema con cui si punta a monitorare l’età di accesso ai siti per adulti: “Non vogliamo minori sui nostri siti, ma nemmeno un meccanismo di verifica inefficiente che mette a rischio i dati degli utenti e può distruggere il nostro settore”. Da parte di Pornhub piena collaborazione: “Vogliamo essere utili al governo per dare vita a un sistema che tuteli sicurezza e privacy”.
Intervista a Solomon Friedman
Fondatore della società che ha rilevato Pornhub
A cura di Redazione
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Di Andrea Parrella e Valerio Berra

La pornografia è stata al centro del dibattito pubblico dell'ultimo anno. A provocare questa crescita di attenzione sono stati diversi casi di cronaca legati a violenze sessuali che hanno facilitato l'accostamento di alcune problematiche alla facilità d'accesso alla pornografia online per i minori. È una situazione che non riguarda solo l'Italia, ma anche qui da noi negli ultimi mesi si è creato un clima di forte pressione nei confronti del sito per adulti più riconoscibile e noto al mondo, ovverosia Pornhub, di cui è proprietario la società Aylo, precedentemente Mindgeek.

In questo momento, il dibattito è incentrato su AgCom. L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è chiamata a stabilire un sistema per verificare l’età degli utenti, con risultati che rischiano di mettere in conflitto due principi: la sicurezza degli utenti o la loro privacy. Ne parliamo con Solomon Friedman, fondatore della società canadese di private equity Ethical Capital Partners che ha rilevato la galassia in cui rientra Pornhub. Il fondo si è  rivolto alle istituzioni italiane in relazione al piano AgCom per bloccare l'accesso alla pornografia per i minori, contestandone alcuni principi e limiti.

Avete indirizzato al Senato italiano una lettera in cui parlate chiaro: volete assolutamente tenere lontani i minori dai siti per adulti, ma siete contrari alla direzione che si sta percorrendo. Perché?

In Italia si sta seguendo la direzione di quello che definiamo “age gating”, ovvero un sistema di monitoraggio legato a un limite di età per l'accesso imposto su ciascun sito per adulti. Ciò richiede che un individuo fornisca le proprie informazioni e identificazione a ciascun sito che visita.

Qual è la soluzione alternativa che proponete?

La soluzione per noi è una tecnologia che esiste già oggi, vantaggiosa sotto vari punti di vista, che lega la verifica dell'età alla base, dal dispositivo, non sul singolo sito. Tra gli esempi più familiari ai quali pensiamo c'è l'ID Apple che ti segue da un dispositivo all'altro. Una soluzione del genere, basata su dispositivo, proteggerebbe privacy e sicurezza dell'utente. Non può essere aggirata da una VPN e i fornitori di software come Google, Apple, Microsoft sanno già chi sono i siti per adulti.

Tecnicamente cosa cambierebbe rispetto ad oggi?

Implicherebbe solo un passaggio da implementare nel profilo utente, il caricamento di un documento di identità e un processo di verifica per dimostrare che la persona che fotografa sull'ID è la persona che lo sta effettivamente caricando. Significa legare il controllo dell'età al dispositivo che si utilizza.

Sembra invece che molti paesi, Italia compresa, si muovano in una direzione diversa. 

Tendenzialmente si mette l'utente nella situazione di dover inserire delle credenziali ogni volta che desidera accedere a un sito. C'è quindi un grosso problema in termini di vulnerabilità dei dati. Noi personalmente, come azienda, non crediamo che le persone dovrebbero prendere l'abitudine di consegnare la propria identità o informazioni personali ogni volta che desiderano accedere.  Si tratta di soluzioni problematiche anche per l'applicazione delle norme.

Secondo quanto affermate, sistemi così allontanano gli utenti dai siti che rispettano la legge, favorendo siti per adulti che non la rispettano. 

Questo è qualcosa che stiamo vedendo in modo palese, ad esempio in America. Diversi stati hanno iniziato ad attuare queste leggi e noi, come Ayloo, rispettiamo sempre la legge. Quello che abbiamo fatto nella stragrande maggioranza dei casi è stato semplicemente bloccare l'accesso al sito in modo definitivo. Così facendo, siamo conformi perché nessuno può accedere al sito.

Un caso emblematico è quello della Louisiana, tra i primi stati ad aver introdotto un sistema di controllo dell'età di questo tipo che avete adottato.

La Louisiana è interessante perché collega il proprio sistema di verifica dell’età a un ID digitale governativo (Le Wallet, ndr), quindi non richiede un fornitore di terze parti e alcuna identificazione fisica. Abbiamo deciso di implementarlo perché è poco invasivo per la privacy e per raccogliere dati sugli effetti di questo sistema. Ebbene, nel giro di 24 ore abbiamo registrato un calo del traffico dell’80%. Difficile pensare che queste persone abbiano semplicemente deciso di rinunciare alla pornografia e di abbandonare una vita di contenuti per adulti.

Che considerazioni vi porta a fare questo dato?

Che le persone non sono disposte a fornire l'identificazione sito per sito anche quando rimangono su un portale governativo sicuro. Sono un avvocato e, per formazione, ritengo non si possa legiferare contrariamente al comportamento umano. Un sistema come quello della Louisiana, molto simile a tanti altri che si vorrebbero immaginare in altri stati, ha chiarito che le persone non si adegueranno e andranno su siti non conformi. Questo da una parte non tutelerà i giovani, dall'altra metterà in ulteriore pericolo gli adulti, perché li spingerà negli angoli meno regolamentati e più oscuri di Internet.

Inoltre se su Google si digita Louisiana/Pornhub i primi articoli che compaiono spiegano come aggirare il blocco. Vuol dire che qualcosa non sta funzionando.

È infatti un sistema con cui non siamo d'accordo. Ci sono centinaia di migliaia di siti per adulti. Basti pensare solo a livello logistico, come è attrezzato un governo per assicurarsi che ogni singolo sito rispetti la legge?

Il problema riguarda anche un'altra questione: i siti per adulti non riguardano solo pornografia, ma anche gioco d'azzardo, cannabis, alcol, appuntamenti online. 

Il punto è esattamente questo. C'è un interessante rapporto del commissario australiano per la sicurezza che parla dei luoghi dove i giovani incontrano per la prima volta materiale per adulti. Si scopre che per la maggior parte la prima volta non è su siti web pornografici, ma su piattaforme tradizionali che hanno contenuti per adulti: c'è Twitter al primo posto, seguito da Reddit e altri. Quindi uno dei problemi con queste leggi basate sui siti è che prendono di mira solo quelli che hanno una proporzione o percentuale specifica dei loro contenuti per adulti. È ridicolo. Dopotutto, il più grande archivio di contenuti per adulti su Internet è Google Immagini, che contiene più porno di tutti i siti messi insieme, perché sono un indice di ricerca e un catalogo di contenuti. Ecco perché una soluzione basata su dispositivo proteggerà i minori dai contenuti per adulti ovunque si trovino.

Arriviamo all'Italia.

La proposta italiana è anche peggiore di quella della Louisiana, perché non è direttamente legato a una piattaforma del governo o a un database digitale.

È il solo paese europeo in cui si sta pensando a metodi che vanno in questa direzione?

In Francia abbiamo concordato di testare una serie di metodi di verifica dell’età e il tipo di metodi contemplati dal legislatore italiano: la scansione effettiva dei dati biometrici, le microtransazioni con documenti di identità governativi tramite carte di credito, la verifica dell'identità utilizzando l'account dell'abbonato del telefono cellulare. In Francia abbiamo 8 milioni di visitatori al giorno e abbiamo riscontrato una frequenza di rimbalzo del 99%. 99 visitatori su 100 si sono trovati di fronte a questa richiesta di età e l'hanno rifiutata. Anche qui la nostra risposta è una: gli utenti si dirigeranno verso centinaia di migliaia di altri siti non conformi. Quindi abbiamo i dati per dimostrare che la proposta italiana non funziona.

State pensando a qualche azione dimostrativa in Italia per protestare contro il progetto di mettere un filtro per adolescenti come avete fatto negli Stati Uniti? Soluzioni di questo tipo rischiano di mettere a rischio tutto il settore. 

Le azioni che abbiamo adottato negli Stati Uniti per quanto riguarda il blocco non le definirei proteste, sono conformi alla legge. Non crediamo nel modo in cui quegli stati stanno tentando di risolvere il problema in questione. Vorremmo collaborare alle buone leggi e ciò che intendo per buone leggi non è che siano semplicemente vantaggiose per noi dal punto di vista degli affari.

Intendete collaborare con il governo italiano in questo senso?

È esattamente il nostro obiettivo, vogliamo renderci utili alle istituzioni italiane per concepire a un sistema di controllo dell'età che tuteli al contempo sicurezza e privacy.

Nel 2020 la vostra azienda si è trovata al centro di uno scandalo. Tra le accuse c’era anche quella di aver pubblicato materiale video senza consenso. Pornhub ha cancellato milioni di video. Cosa è cambiato nel controllo sul caricamento di contenuti?

Negli ultimi anni questa azienda ha avuto evoluzioni enormi. Pornhub è una piattaforma tech come YouTube. Ora abbiamo metodi di controllo molto più sicuri per gli utenti. A differenza di altre aziende come Meta non abbiamo problemi a mostrare l’intero processo seguito dai nostri contenuti. Questo non vale solo per gli utenti che guardando i nostri contenuti ma anche per quelli che li pubblicano e con quei contenuti ci lavorano e guadagnano. Ora questa piattaforma verifica l’identità di ogni persona che carica un video.

La sicurezza dei contenuti è un tema che riguarda anche altre piattaforme.

Abbiamo imparato dal passato e adesso siamo una delle piattaforme più avanzate per garantire che i nostri contenuti siano sicuri per il pubblico a cui ci rivolgiamo. Pubblichiamo un Transparency Report ogni due anni, vi invito a chiedere alle altre piattaforme se fanno lo stesso.

Come cambierà Pornhub con il Digital Service Act?

Stiamo lavorando con chi si occuperà di questi regolamenti, a partire dalla Commissione Europea. Al momento stiamo ancora capendo come muoverci, abbiamo avviato un dialogo.

Da un punto di vista politico c'è la sensazione di muoversi verso uno scenario di proibizionismo in relazione alla pornografia.

Noi siamo quelli pi§ in vista, ma ci sono decine di altre piattaforme che sono meno esposte e non è detto seguano gli stessi criteri che seguiamo noi. Non hanno le nostre policy per l’upload dei contenuti o per il trattamento dei dati degli utenti. Non sono nel radar del governo. I loro contenuti sono molto meno sicuri.

Che idea avete della vostra piattaforma sotto il profilo etico?

Noi siamo orgogliosi del nostro prodotto e ci consideriamo dei pionieri. Riteniamo che il sex work sia un lavoro e come tale debba essere difeso, legittimato e tutelato. Non abbiamo niente da nascondere e non abbiamo niente di cui vergognarci rispetto ai contenuti che facciamo.

Parte del vostro pubblico è composto da minori, sopratutto ora che i filtri sono facili da aggirare. Avete mai pensato di studiare sezioni della piattaforma dedicate a loro?

No, pensiamo che i contenuti per adulti non debbano essere visti da minori. Il porno può essere un buon modo per gli adulti per esplorare la sessualità, ma non può essere uno strumento di educazione sessuale per i minori. Abbiamo una parte dedicata all’informazione sui temi sessuali ma la nostra piattaforma è solo per adulti e rimarrà solo per adulti.

Quindi voi escludete del tutto la possibilità di partecipare a programmi di educazioni sessuale? Anche se fossero le istituzioni a proporvelo?

Noi non siamo educatori sessuali. Se cerchi qualcosa che riguarda l’educazione sessuale sul nostro portale, sei nel posto sbagliato.

Rocco Siffredi sostiene che l’accesso illimitato alla pornografia sta diventando un problema sociale e propone di bloccare tutti i siti porno in rete.

Io credo nei fatti. La Freedom Foundation ha un programma di fact checking sull’impatto della pornografia. Guardare la pornografia non causa violenza e non rinforza gli stereotipi sulle donne. Non c’è nessun rapporto diretto con la pornografia. Non so cosa pensi Rocco Siffredi, lo invito a studiare un po’ di ricerche scientifiche.

Pornhub ha recentemente siglato un accordo con diverse società di produzione porno "alternative", tra cui la galassia legata al porno femminista della regista Erika Lust. Per molti è stata una svolta, anche perché PH è sempre stata vista come rappresentazione di un modello maschilista. È una mossa strategica di comunicazione o dipende dai recenti cambiamenti negli interessi e nei gusti dei tuoi utenti?

Pornhub si sta evolvendo da tempo grazie ai diversi creatori di contenuti che caricano regolarmente sul nostro sito. Con la diversità e la libertà di espressione sessuale come valori fondamentali del marchio, siamo orgogliosi di aver creato una piattaforma in cui creatori di varie identità di genere, origini etniche, tipi di corporatura e orientamenti sessuali sono in grado di esprimersi liberamente, monetizzare i propri contenuti e trovare community. Questa è un'ottima domanda e spero che chiederete anche a Erika Lust la sua opinione e il motivo per cui ha deciso di aderire al Programma partner di contenuti. Come ogni studio, hanno seguito il processo standard per creare un canale sulla nostra piattaforma senza accordi o considerazioni speciali.

L'ondata restrittiva contro la pornografia avvenuta in Italia nell'ultimo anno sembra essere una risposta – cavalcata da molti esponenti politici – alla rabbia e alla protesta per diversi casi di cronaca riguardanti violenze, stupri di massa, associati a una cultura della sessualità che molti ritengono "corrotta" dalla pornografia. Come si sente nel rispondere a queste strumentalizzazioni?

Riteniamo imperativo che i governi, le parti interessate e i media ascoltino le voci di coloro che operano nel settore. Quando c’è una discussione che ha un impatto sulle centinaia di migliaia di artisti che fanno affidamento sulle nostre piattaforme per guadagnarsi da vivere, vogliamo essere al tavolo per difenderli e presentare i fatti. La fiducia e la sicurezza sono al centro di tutto ciò che facciamo, come azienda. Il consenso, come regola e valore, è fondamentale per la sicurezza dei nostri utenti e l'integrità della nostra piattaforma. Aylo ha tolleranza zero nei confronti del materiale illegale o dei cattivi attori che tentano di caricarlo su Internet. La nostra politica è quella di rimuovere immediatamente qualsiasi contenuto ritenuto in violazione dei nostri termini di servizio e di esaminare qualsiasi materiale segnalato dagli utenti, senza fare domande. Abbiamo istituito politiche che superano quelle di qualsiasi altra piattaforma generata dagli utenti su Internet per contribuire a mitigare la capacità dei criminali di caricare con successo materiale illegale.

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