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Abbiamo parlato con gli italiani che vogliono fermare Pornhub

Negli ultimi giorni Pornhub ha cambiato il banner per i cookies dedicati agli utenti dell’Unione Europea. E questa potrebbe non essere l’ultima modifica della piattaforma, il Garante della Privacy italiano ha inviato una lettera dove vengono chieste una serie di informazioni sulla gestione dei dati degli utenti.
A cura di Valerio Berra
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Lo scorso 11 giugno il Garante della Privacy ha inviato una lettera a MG Freesites, la società con sede a Cipro che si occupa della gestione in Italia di Pornhub. Il 12° sito più visitato al mondo (classifica SimilarWeb) è gestito dalla società canadese MindGeek, ora di proprietà del fondo Ethical Capital Partners. Nella lettera del Garante c’erano una lunga serie di domande sulla gestione dei dati degli utenti da parte di Pornhub. Dati sensibili, visto che dalle abitudine di navigazione si possono definire orientamenti e gusti sessuali da rivendere. Dati che secondo un gruppo di attivisti italiani non sarebbero mai stati gestiti in modo da tutelare la privacy.

Salvatore Romano e uno degli informatici che hanno lanciato la campagna StopDataPorn. È da qui che è arrivata la segnalazione al Garante della Privacy che ha portato alla richiesta di informazioni a Pornhub: “È da tempo che lavoriamo su Pornhub e in generale su come vengono tracciati i dati degli utenti nei siti per adulti. Da una serie di analisi fatte insieme all’Università di Milano abbiamo visto che c’erano diverse violazioni per la privacy e per il tracciamento. E così abbiamo cominciato a muoverci”.

Sono molti i segnali he arrivano in questa direzione, anzi. Negli Stati Uniti è in corso un dibattito su come definire i limiti di età degli utenti delle piattaforme per adulti. Negli Stati in cui i legislatori hanno imposto norme più stringenti Pornhub ha deciso di chiudere per protesta: quando diventa obbligatorio per gli utenti inserire dati della carta di identità il traffico comincia a calare a picco.

La linea della Strategic Litigation

Gli attivisti dietro la campagna StopDataPorn hanno deciso di seguire una metodologia che si chiama Strategic Litigation: in brevissimo si tratta di una tecnica di comunicazione per cui si porta un caso specifico davanti al giudice per creare un dibattito pubblico. Si tratta di una tecnica molto usata nelle battaglie civili per i diritti umani. In un caso in cui è stato usato in Italia è quello di Marco Cappato e della sua battaglia per il fine vita.

Lo spiega ancora Salvatore Romano: “Abbiamo iniziato a muoverci con un avvocato italiano. Si chiama Alessandro Polidoro e insieme a lui abbiamo scritto una relazione tecnica di oltre 300 pagine per documentare tute le violazioni della privacy di Pornhub. Da qui abbiamo inviato una serie di segnalazioni, sia al Garante per la Privacy italiano che a quello di Cipro, dove ha sede la società che gestisce il portale in Italia”.

L’obiettivo della campagna StopDataPorn

Secondo gli attivisti, Pornhub non segue il sistema di norme sulla privacy definito dal GDPR, quella General Data Protection Regulation alla base della giurisprudenza europea in tema di dati personali. Dalle loro analisi emergeva che il portale non aveva abilitato i cookies, e così tracciava gli utenti senza avvisarli e rivende così senza chiedere nemmeno un permesso. L’unica barriera di ingresso era quella della verifica dell’età, chiesta con un pop up al primo accesso.

In altri casi, davanti a questi problemi, il Garante della Privacy era intervenuto immediatamente. È quello che è successo con ChatGPT, rimasto bloccato in Italia per circa un mese: “ChatGPT ha avuto a lungo una rilevanza mediatica importantissima. Ne hanno parlato per mesi i giornali. Di Pornhub invece si parla meno, e in maniera meno analitica. Dalla nostra segnalazione però qualcosa ha già cominciato a muoversi”.

La lettera inviata dal Garante della Privacy a Pornhub lasciava al colosso della pornografia 20 giorni di tempo per rispondere alle domande fatte. Qualcosa però sembra essersi già mosso. Pornhub ha inserito per gli utenti dell’Unione Europea un nuovo banner in cui offre ai suoi utenti la possibilità di accettare tutti i cookies o solo quelli considerati essenziali dalla piattaforma. Commenta Alessandro Polidoro: “Il gigante tecnologico Pornhub ha finalmente aggiunto un banner per il consenso ai cookie sulla sua piattaforma! Questa è una piccola vittoria iniziale, che è chiaramente il risultato di aver chiamato allo scoperto Pornhub nelle ultime tre settimane. Ma la loro ammissione di colpa e questo piccolo rimedio non bastano”.

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