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Il Programma Scudo compie un anno, Giangrande: “Perché è utile per combattere la violenza di genere”

Esattamente un anno fa, l’8 marzo 2021, nasceva il Programma Scudo, strumento che permette alle forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza) di trascrivere e registrare dati rilevanti riguardanti i casi di violenza di genere. Fino a che punto Scudo è utile ed efficiente? Ne abbiamo parlato con una donna vittima di violenza di genere, un Maresciallo dei Carabinieri e un ex capo di Polizia.
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Da sinistra: Dott. Italo D'angelo (già questore della Repubblica), Maresciallo Giuseppe Giangrande, Flavia Solo (vittima di violenza di genere)
Da sinistra: Dott. Italo D'angelo (già questore della Repubblica), Maresciallo Giuseppe Giangrande, Flavia Solo (vittima di violenza di genere)

Esattamente un anno fa, l'8 marzo 2021, la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato in collaborazione con l'Arma dei Carabinieri dava vita a un nuovo strumento volto alla lotta contro la violenza di genere, il Programma Scudo. In gergo tecnico, si tratta di un applicativo interforze di supporto alla gestione delle attività di "pronto intervento" per la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni connessi alle violenze domestiche o di genere. In altre parole, Scudo permette alle forze dell'ordine (in particolare Polizia di Stato, Carabinieri e in alcuni casi anche Guardia di Finanza) di comunicare più efficacemente grazie all'utilizzo di una banca dati in cui vengono annotati e condivisi elementi utili al contrasto alla violenza su donne e minori.

Cos'è il Programma Scudo

Da un anno a questa parte carabinieri e poliziotti sono dotati di un tablet che portano sempre con sé quando sono in servizio e nel momento in cui intervengono in una situazione di violenza domestica, sono tenuti ad annotare tutto ciò che di rilevante vedono all'interno dell'applicazione Scudo (ad esempio in caso di lesioni, presenza di minori, situazione economica et similia). Questi dati vengono poi conservati e, in caso di denuncia, condivisi con la Procura. Insieme alla nuova normativa sul Codice Rosso del 2019, questo strumento dovrebbe permettere a giustizia e forze dell'ordine di intervenire più rapidamente e più efficacemente per impedire a chi maltratta le donne di reiterare le violenze.

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Il Maresciallo Giangrande spiega perché è utile il Programma Scudo

Ne abbiamo parlato con il Maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Giangrande, insignito della Medaglia d'oro al valor civile nel 2013, dopo l'attacco con arma da fuoco da parte di Luigi Preiti presso Palazzo Chigi, a Roma, in cui Giangrande rimase gravemente ferito. "Scudo è uno strumento di grande efficacia i cui benefici senz'altro si vedranno nei prossimi anni", esordisce Giangrande che ci parla al telefono dalla sua abitazione a Prato. "Per quanto riguarda la violenza di genere, va sottolineato che si tratta di un fenomeno assolutamente trasversale, cioè non esiste un prototipo di persona più incline a compierla".

"Ora, grazie a Scudo, i militari che intervengono durante una situazione di controversia e violenza familiare, saranno obbligati a trascrivere tutto quello che notano di rilevante all'interno di un tablet e comunicarlo alla Procura una volta acquisita denuncia da parte della vittima. Nel caso di lesioni che prevedono oltre venti giorni di referto, poi, si procede direttamente d'ufficio con l'arresto del soggetto".

Maresciallo Giuseppe Giangrande
Maresciallo Giuseppe Giangrande

Secondo Giangrande Scudo, definibile come una vera e propria "banca dati", può letteralmente salvare la vita alle donne in quanto permette di annotare con grande precisione ciò che un tempo veniva indicato genericamente come "liti in famiglia" o "dissidi familiari". Insieme alla nuova normativa del Codice Rosso, che prevede anche l'utilizzo del braccialetto elettronico in caso di denuncia e comprovata situazione di pericolo, rappresenta un salvagente lanciato nel mare di indifferenza e solitudine in cui migliaia di donne affogano ogni anno in Italia.

L'ex questore Italo D'Angelo: "Strumento utile ma perfettibile"

Come mai, allora, femminicidi, stalking, violenze e molestie sono ancora all'ordine del giorno nel nostro Paese? Nel 2021 in Italia sono stati commessi 295 omicidi, con 118 vittime donne di cui 102 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 70 hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner. In altre parole, l'anno scorso ogni tre giorni è morta una donna per motivi di violenza di genere.

Avv. Italo D'Angelo, già questore della Repubblica e Capo della Squadra Mobile di Ancona
Avv. Italo D'Angelo, già questore della Repubblica e Capo della Squadra Mobile di Ancona

"Le cause sono molteplici e coinvolgono una pluralità di fattori tra cui quello culturale, educativo, socio-economico", spiega l'Avvocato Italo D'Angelo, precedentemente Questore della Repubblica delle città di Pesaro e Urbino e capo della Squadra Mobile di Ancona. "Se vogliamo parlare del Programma Scudo, esso è senz'altro utilissimo nel contrasto alla violenza di genere, ma si potrebbe fare qualcosa per migliorarlo e renderlo ancora più efficace. Ad esempio, al momento l'applicativo è utilizzabile solo da Carabinieri, Polizia di Stato e in taluni casi Guardia di Finanza. Ma chi interviene più spesso durante i litigi domestici sono gli agenti della polizia municipale e i vigili urbani. Ritengo quindi opportuno che anche loro abbiano accesso all'utilizzo di Scudo, in caso contrario non sarà loro possibile acquisire e registrare dati di grandissima utilità".

Violenza di genere, la testimonianza di una sopravvissuta

Vi è poi l'annosa questione della lentezza della giustizia italiana. A parlarcene è Flavia Solo, che dal 2015 è vittima di svariate e gravissime violenze da parte dell'ex compagno, che l'ha picchiata, perseguitata e infine (nel 2017) violentata. Nonostante le precedenti denunce e le condanne, l'uomo sino ad oggi ha scontato in tutto cinque giorni di carcere. L'ultima denuncia, quella per violenza sessuale, è caduta nel vuoto in quanto Flavia, non presa sul serio dal Comandante dei Carabinieri del Comune in cui viveva allora, successivamente non fu creduta dal pm ed il suo caso venne archiviato. Solo di recente – a fine 2021 – il caso di Flavia è stato riaperto e il 31 dicembre, finalmente, si terrà l'udienza preliminare. 

"Se penso che Scudo avrebbe potuto risparmiarmi molto dolore? La risposta è sì, lo penso, ma ancor di più servono pm, magistrati e giudici espressamente istruiti per indagare, giudicare e sentenziare sui reati di violenza di genere".

Flavia – che ci ha raccontato nel dettaglio cosa le è successo in questa intervista – continua a ripetere che non è giusto che a pagare sia la vittima: "Alla fine, a causa della mancanza di tutele nei miei confronti, sono stata costretta a cambiare Comune di residenza, lavoro, identità, tutto per sfuggire al mio persecutore. Ma quello che avrebbe dovuto allontanarsi era lui, non io!".

Come "Scudo" avrebbe potuto proteggere Flavia

È possibile che, se all'epoca dei fatti riguardanti Flavia fossero già esistiti il Codice Rosso e il Programma Scudo, gran parte del suo dolore si sarebbe potuto evitare. "Ad esempio, quel Comandante che mi liquidò sbrigativamente quando denunciai la violenza sessuale, sarebbe stato obbligato per legge ad annotare tutto su Scudo, avrebbe visto i precedenti del mio ex e forse la giustizia avrebbe agito diversamente". "Mi auguro di non essere costretta a ricorrere alla Corte di Strasburgo per avere finalmente giustizia e auspico che il giudice chiamato a sentenziare su un reato tanto abietto, abbia il coraggio e la volontà di applicare una pena esemplare perché di questo c’è bisogno per ridare fiducia nella giustizia alle donne vittime di violenza di genere", conclude.

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