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Il monito di Papa Francesco: “Alzando muri ora ci scaviamo la fossa e restiamo imprigionati”

“L’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti” ha ricordato papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata a Matera.
A cura di Antonio Palma
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"Se scaviamo ora un abisso con i fratelli e le sorelle ci scaviamo la fossa per il dopo; se alziamo ora muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo", è il monito lanciato oggi da Papa Francesco nell'omelia della Messa celebrata a Matera in occasione della sua visita pastorale

Dall’altare allestito nello stadio XXI Settembre-Franco Salerno di Matera, il pontefice ha chiuso il Congresso eucaristico nazionale della Cei, mettendo in guardia ancora una volta dall’adorare solo il denaro dal confondere le persone con la ricchezza che hanno.

“Com’è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo. Quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca dei vestiti che indossano rimaniamo soli. La religione dell’avere e dell’apparire, che domina la scena di questo mondo, alla fine ci lascia a mani vuote sempre” ha aggiunto Begoglio davanti a una folla di fedeli accorsi per ascoltarlo. “È stato il ricco – ricorda il Pontefice – a scavare un abisso tra lui e Lazzaro durante la vita terrena e adesso, nella vita eterna, quell’abisso rimane”.

Esortando tutti a vergognarsi per le ingiustizie, le disparità e i soprusi compiuti ogni giorno verso i deboli, ma anche per l’indifferenza nei riguardi dei poveri, Papa  Francesco ha ricordato che “Non sempre sulle tavole del mondo il pane è condiviso; non sempre emana il profumo della comunione; non sempre è spezzato nella giustizia”.

“Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto” ha proseguito Begoglio, sottolineando: “Io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi.

“L’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti. Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità” ha concluso papa Francesco.

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