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Covid 19

Il mondo entrerà in un'”era di pandemie”: la previsione di un pool di 26 scienziati

Un report di un pool di 26 scienziati presentato al Global Health Summit di Roma afferma: “La frequenza e la natura delle prossime pandemie dipendono fortemente dalla nostra capacità di adottare stili di vita sostenibili, dall’implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dall’approccio ‘One Health’”.
A cura di Davide Falcioni
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Il mondo sta entrando in una "age of pandemics", cioè in un periodo di pandemie. Per questo occorre prendere coscienza che nessun paese sarà al sicuro fino a quando non lo saranno anche tutti gli altri, a partire da quelli più poveri e con i sistemi sanitari più fragili. È questo il messaggio principale emerso dal Global Health Summit che si sta svolgendo oggi a Roma, co presieduto da Peter Piot, ‘special adviser’ della presidente Von der Leyen e dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, che hanno elaborato un vero e proprio decalogo sulla base delle evidenze disponibili elencando gli interventi necessari non solo a mettere fine alla pandemia, ma anche ad assicurare una migliore preparazione in vista delle future minacce pandemiche. "Abbiamo tracciato una mappa per il futuro identificando le aree prioritarie per una azione immediata – scrivono 26 scienziati, provenienti da tutto il mondo -: accesso globale equo alle forniture mediche e agli strumenti necessari ad affrontare il Covid-19 e le altre minacce alla salute, ricerca e innovazione, coinvolgimento dei gruppi di ricerca nei paesi a medio e a basso reddito, sorveglianza integrata delle malattie e condivisione dei dati, ascolto delle indicazioni scientifiche, rafforzamento del personale e dei sistemi sanitari, capacità produttive regionali, fiducia pubblica, governance ben coordinata e salute sostenibile".

Il coronavirus "probabilmente diventerà endemico"

Oltre a tracciare le linee guida generali per limitare il rischio di essere travolti da nuove pandemia il rapporto ha cercato di delineare anche il futuro dell’epidemia attuale, sottolineando la necessità di un accesso globale alle risorse per poterla controllare. "La probabile traiettoria per il Sars-Cov-2 è di diventare endemica con dei focolai stagionali a causa della diminuzione dell’immunità naturale, della copertura globale insufficiente dei vaccini e/o dell’emergere di nuove varianti che non sono controllate dai vaccini attuali. Nuove ondate epidemiche sono possibili soprattutto nei paesi con una bassa copertura vaccinale. Un’equità globale nell’accesso, così come una accettazione diffusa e una somministrazione efficiente, è sia un imperativo morale che un’esigenza critica per il controllo della pandemia".

Povertà, disuguaglianze e degrado ambientale potrebbero causare le future pandemie

Quella del coronavirus però potrebbe non essere l'unica emergenza sanitaria dei prossimi anni: secondo i 26 scienziati, infatti, il mondo sta entrando in una ‘age of pandemics’. "Gli sforzi di oggi per affrontare il Covid-19 dovrebbero includere investimenti e misure di risposta che abbiano il maggior potenziale possibile per un miglioramento sostenibile della prevenzione, inclusi gli investimenti in risorse umane e nella loro formazione, della preparazione e della risposta alle minacce globali per la salute". In particolare "per ridurre il rischio di future pandemie dobbiamo anche affrontare il legame tra crisi sanitarie, povertà, disuguaglianze strutturali e degrado ambientale – ha afferma Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, durante il summit -. La frequenza e la natura delle prossime pandemie dipendono fortemente dalla nostra capacità di adottare stili di vita sostenibili, dall'implementazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e dall'approccio ‘One Health'”.

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