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Vaiolo delle scimmie in Italia ed Europa

I primi sei pazienti ricoverati per vaiolo delle scimmie in Italia stanno già guarendo

Anche se “Abbiamo fatto un salto in avanti” perché il virus ora “si trasmette da uomo a uomo”, del vaiolo delle scimmie “non ci dobbiamo preoccupare” ha assicurato Francesco Vaia, direttore generale dello Spallanzani.
A cura di Antonio Palma
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I primi pazienti ricoverati in Italia per vaiolo delle scimmie stanno già guarendo a dimostrazione che il virus si è confermato quello dal ceppo meno grave e che abbiamo tutti gli strumenti per poterlo curare. Le rassicurazioni arrivano dal dottore Francesco Vaia, direttore generale dell'Inmi Spallanzani di Roma dove è stato identificato e curato il primo paziente italiano e dove si trovano finora sei pazienti . "Dei 6 casi" di vaiolo delle scimmie "che abbiamo accertato, i primi già stanno guarendo" ha spiegato infatti il numero uno dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive ribadendo quanto già affermato  sulla pericolosità di questo virus che si sta allargando a macchia d'olio in Europa.

Anche se è vero che  "Abbiamo fatto un salto in avanti" perché il virus ora "si trasmette da uomo a uomo" , del vaiolo delle scimmie "non ci dobbiamo preoccupare" ha assicurato Vaia durante un incontro dell'Associazione Stampa estera. "Il mio obiettivo è quello di dare forza alle persone per combattere la malattia e non deprimerle" ha aggiunto Vaia rispondendo alle domande dei giornalisti. Lo stesso Istituto sta lavorando anche al sequenziamento del virus e  sicuramente dai risultati delle ricerche di laboratorio arriveranno altre risposte nei prossimi giorni

"I pazienti accertati allo Spallanzani sono sei, abbiamo il virus in coltura e a giorni avremo in mano l'isolato del virus e potremmo fare delle sperimentazioni complete" ha spiegato infatti  direttore generale dello Spallanzani assicurando però che "Questo è un vaiolo lontano parente di quello che abbiamo conosciuto nel passato. Quella che si manifesta oggi è una malattia che riusciamo in questo momento a contenere".

Per quanto riguarda il vaccino anti-vaiolo, chi lo ha fatto prima del 1981, data da cui non è stato più somministrato in Italia, "Probabilmente in gran parte è protetto dal Monkeypox, ma prima va verificato l'isolato virale e poi sapremo rispondere alla domanda se la vaccinazione copre e in che percentuale". A ogni modo "non c'è esigenza di una corsa al vaccino, il fenomeno è di lieve entità e non ci sono decessi".

In definitiva "è prudente, e bene fa il Ministero ad approvvigionarsi del vaccino perché potrebbe essere utile in alcune circostanze, ma non ora". A ogni modo, "Con l'isolato virale potremmo anche saggiare l'efficacia delle medicine" visto che "Chi oggi è ricoverato allo Spallanzani non ha bisogno di terapia".

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