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Giuseppe Parretta, ucciso a 18 anni a Crotone: ergastolo per Salvatore Gerace

La corte d’Assise di Catanzaro ha condannato all’ergastolo Salvatore Gerace, l’uomo che il 16 gennaio del 2018 uccise a Crotone Giuseppe Parretta, 18 anni, davanti a sua madre Katia Villirillo nella sede dell’associazione “Libere donne”. La mamma: “Giustizia è fatta. Domani Giuseppe avrebbe compiuto 20 anni e questo è il mio regalo per lui”.
A cura di Susanna Picone
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Ergastolo per Salvatore Gerace. È arrivata oggi la sentenza della Corte d’assise di Catanzaro nei confronti dell’uomo di cinquantasette anni accusato dell'omicidio di Giuseppe Parretta, un ragazzo di diciotto anni ucciso a Crotone il 16 gennaio del 2018 nella sede dell'associazione "Libere donne" gestita da Katia Villirillo, sua madre. Salvatore Gerace, pregiudicato, dopo essere entrato nella sede dell'associazione, in cui si trovavano anche la mamma, i due fratelli e la fidanzata di Giuseppe, uccise con quattro colpi di pistola il diciottenne. Il giovane morì tra le braccia di sua madre nel locale che lei aveva trasformato in una associazione per aiutare le donne vittime di violenza. Gerace disse dopo il delitto di "essere spiato da quella famiglia e vittima di un complotto". La Corte d'Assise ha contestato a Gerace l'aggravante della premeditazione, accogliendo la richiesta di condanna avanzata dal pm della Procura della Repubblica di Crotone, Ines Bellesi, e dalle parti civili.

La mamma: “Domani avrebbe compiuto 20 anni, è il mio regalo per lui” – “Giustizia è fatta. Domani Giuseppe avrebbe compiuto 20 anni e questo è il mio regalo per lui. È una giusta sentenza anche per gli altri miei due figli. Stanotte dormirò e la mia missione andrà avanti”, le parole all’agenzia Dire della mamma di Giuseppe a pochi minuti dalla sentenza che ha condannato in primo grado all’ergastolo l’uomo che aprì il fuoco nella sede della sua associazione. Nel 2018, dopo il delitto, Katia disse di essere stata “lasciata sola a combattere il malaffare e le ingiustizie”. “Mio figlio è morto soltanto perché uno spacciatore si era messo in testa che la mia famiglia spiasse i suoi loschi affari", aveva detto riferendosi all’uomo oggi condannato all’ergastolo.

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