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Gioia Tauro, a 8 anni, figlio del boss era esperto di droga: sgominata banda di narcotrafficanti

L’organizzazione era strutturata in modo capillare e in grado di rifornire le piazze di spaccio calabresi di marijuana e cocaina. A capo un 46enne di Gioia Tauro. Coinvolto anche un bimbo di 8 anni, pienamente a conoscenza delle attività illegali del genitore.
A cura di Biagio Chiariello
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Il figlio di otto anni aveva imparato a distinguere i vari tipi di droga, a come tagliarla e a confezionarla. Il padre è il boss arrestato oggi dai carabinieri di Reggio Calabria insieme ad altri affiliati ai clan della Piana di Gioia Tauro. Sono 13 complessivamente le persone raggiunte questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione denominata “Cattiva strada” condotta dai carabinieri del Comando provinciale del capoluogo calabrese che ha portato a disarticolare un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti e traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

Il bimbo di 8 anni esperto di droga

A capo dell’organizzazione c’era Agostino Cambareri, 46enne di Gioia Tauro (RC), con la collaborazione dei suoi congiunti e di fidati collaboratori. Il bambino di 8 anni coinvolto nonostante l'età, non solo era pienamente a conoscenza delle attività illegali del genitore, ma era stato indotto a prendervi parte, suscitando il “vivo compiacimento del padre”, evidenziano gli inquirenti. Inquietanti si rivelano, in particolare, secondo quanto emerso delle indagini, i contenuti dei dialoghi tra padre e figlio, nel corso dei quali il genitore, senza remora, affrontava discorsi inerenti ai traffici di droga ed armi.

L'organizzazione criminale

Le indagini hanno messo in risalto la piena operatività del gruppo nei territori di Gioia Tauro e Rosarno, ma con un ambito territoriale vario e con ramificazioni anche fuori della provincia reggina (Tropea, Lamezia Terme e Crotone). L’organizzazione criminale era in grado di rifornire di sostanza stupefacente, marijuana e cocaina in particolare, importanti piazze di spaccio calabresi. Inoltre si avvaleva di una rete di protezione volta ad informare, in caso di arresti o sequestri, tutti gli associati del pericolo di attenzioni investigative delle forze di polizia.

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