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Gian Andrea Franchi, il nonno che aiuta i migranti, a processo per favoreggiamento dell’immigrazione

Sono stati rinviati a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, fondatori a Trieste dell’associazione “Linea d’Ombra”, che aiuta i migranti che giungono in Italia dopo aver percorso la “rotta balcanica”. “Si vuole colpire esemplarmente due persone senza una verifica rigorosa dei fatti”, il commento di “nonno Andrea”, così come è conosciuto da tutti.
A cura di Chiara Ammendola
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Andrea Franchi e la moglie Lorena Fornasir
Andrea Franchi e la moglie Lorena Fornasir

Sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro, Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir. I due erano indagati dalla procura di Trieste insieme alla loro associazione di volontariato "Linea d’Ombra", che ha sede nel loro appartamento e che i due, marito e moglie, hanno fondato due anni fa in modo da poter aiutare i migranti che giungono in Italia, a Trieste, dopo aver percorso la "rotta balcanica". Secondo l'accusa mossa dal pm triestino e accolta dal pm di Bologna i due avrebbero agito in concorso con una “cellula triestina”, composta di decine di persone, “con le aggravanti ad effetto speciale del concorso di tre o più persone e dell’uso di documenti contraffatti […] Con l’ulteriore aggravante d’aver commesso il fatto al fine di trarre profitto”. Dunque i due non solo avrebbero avallato il traffico di migranti provenienti dai Balcani ma per questo sarebbero stati anche pagati. Accuse che marito e moglie rigettano, sottolineando come questa inchiesta vada a colpire ancora una volta la solidarietà.

"Comunichiamo a tutti gli amici e compagni che ci hanno sostenuto e ci sostengono e a tutti coloro che ci conoscono – scrivono Gian Andrea e Lorena che sono anche presidente e vice presidente dell’associazione da loro fondata  – che il PM di Bologna, nel cui tribunale si è conclusa l’istruttoria che ci riguarda, ha deciso di inviarci a Giudizio con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina […] Che l’accusa contrasti in maniera grottesca con il profilo personale e la nostra attività quotidiana – proseguono i due volontari – che si svolge in luogo pubblico, sotto gli occhi di tutti. […] È perfettamente ovvio dedurre da questo comportamento che negli inquirenti domina una volontà politica e non una semplice e rigorosa verifica di fatti e comportamenti: la volontà politica di colpire esemplarmente due persone – e indirettamente chi collabora con loro – che si occupano ogni giorno di costruire situazioni di solidarietà e di rispetto nei confronti di persone che rischiano la vita – e anche muoiono – per raggiungere luoghi in cui ritengono di poter vivere dignitosamente. Noi peraltro continueremo nel nostro impegno".

L'indagine che riguarda l’arrivo in Italia di alcuni profughi curdi, vedeva indagato inizialmente solo Gian Andrea Franchi, da tutti conosciuto come il "nonno dei profughi", solo successivamente è stata iscritta nel registro degli indagati anche la moglie. Lorena è una psicoterapeuta, la si può trovare quasi ogni giorno nel piazzale antistante la stazione, a Trieste, seduta su uno sgabello a curare i piedi di chi percorre chilometri camminando lungo la "rotta dei Balcani". Qualcuno lo ha soprannominato il rito della lavanda dei piedi laica. Gian Andrea, 84 anni, è professore di filosofia in pensione. La loro storia è iniziata quando nel luglio del 2019, ancor prima di fondare l'associazione "Linea d’Ombra", si sono trovati ad ospitare una famiglia iraniana composta da dai genitori e da due figli: "Non sapevano dove andare, non avevano nulla. Cosa avremmo dovuto fare? Inoltre li abbiamo indirizzati al Consorzio Italiano di Solidarietà, dove hanno chiesto loro se volevano accoglienza o chiedere il riconoscimento dello status di profughi", raccontava nonno Andrea in un'intervista al Fatto Quotidiano lo scorso febbraio. In quei giorni l'uomo avrebbe anche aiutato la famiglia facendo da tramite per un versamento di soldi inviato da alcuni parenti affinché potessero raggiungere la Germania e provare a iniziare una nuova vita lì. Ed è proprio questo uno dei passaggi finiti sotto indagine.

Intanto sono numerose le associazioni che hanno espresso la loro solidarietà alla coppia, tra queste “Rete Accoglienza”, che, come riportato da Avvenire aveva sottolineato come, se per un verso «l’azione penale è obbligatoria e tutti sono uguali di fronte alla legge», dall’altro non è possibile non porsi seri interrogativi "sulla fondatezza dell’inchiesta e sugli elementi di cui dispongono gli inquirenti per arrivare a giungere ad accusare di così gravi reati una incensurata persona di anni 84, impegnato da anni con incredibile dedizione nell’assistenza umanitaria".

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