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Gela, carabiniere accusato di violenza sessuale sul figlio e maltrattamenti sull’ex moglie

Un carabiniere di Gela è accusato di violenza sessuale sul figlio piccolo e maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie. La procura di Gela ha chiuso ora le indagini riguardanti il caso. I legali della donna denunciano: “L’indagato continua a svolgere la sua attività nelle forze dell’ordine ed è coinvolto in iniziative in chiesa”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Avrebbe abusato del figlio piccolo e maltrattato l'ex moglie per anni. Questo è quanto sostiene l'accusa nei confronti di un carabiniere di Gela, indagato per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Il sostituto procuratore ha concluso ora l'inchiesta partita dopo la denuncia dell'ex compagna. Il bimbo è stato affidato in via esclusiva alla madre in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini. Nelle scorse settimane i legali della donna avevano annunciato che, malgrado l'inchiesta in corso, il carabiniere continuava a prestare servizio nell'Arma e che risultava molto attivo in iniziative di catechesi. Entrambi i coniugi, infatti, erano molto coinvolti nella vita di parrocchia: la donna è infatti una catechista, mentre il marito la affiancava spesso nelle sue attività.

Le dichiarazioni degli avvocati

"Ci sono voluti 72 giorni perché la Procura di Gela trovasse il tempo di ascoltare il bambino, presunta vittima di abusi sessuali – hanno dichiarato prima della chiusura delle indagini i legali della donna Giuseppe Messina ed Eleanna Parasiliti Molica -. L'indagato è accusato di fatti gravissimi anche ai danni dell'ex moglie e di altre donne. Alcuni procedimenti sono stati avviati già nel 2019. Nel rispetto della normativa sul codice rosso, la persona offesa avrebbe dovuto essere ascoltata entro tre giorni. L'applicazione delle norme procedurali è stata inadeguata. C'è stata inoltre la richiesta di affidare il bambino ai Servizi Sociali, fortunatamente respinta dal Tribunale che ha evitato così la beffa oltre al danno". "La delicatezza della vicenda – proseguono – avrebbe dovuto imporre alle Istituzione maggiore attenzione nei confronti delle presunte vittime".

La replica del Procuratore della Repubblica di Gela era arrivata in breve tempo. Fernando Asaro sostiene che "il procedimento ha seguito il corso previsto dalla legge nei suoi tempi e nei modi".

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