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Freedom Convoy, la protesta dei camionisti canadesi tenta lo sbarco in Italia: cosa succede il 14 febbraio

Il Freedom Convoy tenta lo sbarco in Italia. Due le date scelte dagli organizzatori europei del movimento di protesta in corso in Canada contro le restrizioni anti Covid: il 14 e il 22 febbraio rispettivamente a Bruxelles e Roma.
A cura di Chiara Ammendola
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Se in Canada si è giunti a più di due settimane dall'inizio delle proteste in Europa si potrebbe avere un tentativo di emulazione nei confronti del Freedom Convoy, la protesta dei camionisti canadesi nata dopo l'obbligo di vaccino imposto a chi trasporta merci tra il Canada e gli Stati Uniti, e trasformatasi ben presto in un movimento più vasto contro le misure adottate contro la pandemia. Due le date da tenere d'occhio: quelle del 14 e del 22 febbraio quando a Bruxelles prima e a Roma, forse, dopo si riuniranno persone provenienti da diversi paesi europei per chiedere la fine delle restrizioni anti Covid, dell'utilizzo del green pass e anche dell'obbligo vaccinale. Come sempre accade in questi casi gli organizzatori, sconosciuti, utilizzano Telegram per diffondere inviti e soprattutto dare informazioni, e così nei vari gruppi italiani dedicati al doppio evento c'è chi incita chiunque sia stanco delle restrizioni a unirsi alla protesta: "Forse così lo capiranno che non siamo pro/no vax. Siamo semplicemente un popolo che si ritrova e dice basta", si legge in un messaggio accompagnato da una foto della bandiera canadese che sarà usato come simbolo dai manifestanti.

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Intanto i 500 camionisti che da 14 giorni invadono le strade della capitale Ottawa, in Canada, non accennato a retrocedere, anche perché col passare dei giorni sono tante le piattaforme di crowdfunding attraverso le quali sono riusciti a raccogliere quasi 5 milioni di dollari americani. Nella città è stato dichiarato lo stato di emergenza da ormai quattro giorni e il sindaco Jim Watson ha ordinato alla polizia di utilizzare il braccio di ferro ove necessario. I convogli hanno bloccato il valico di frontiera di Coutts tra Alberta e Montana, in segno di protesta mentre le strade della città sono assediate da manifestanti e camion.

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Inascoltati finora gli appelli del premier Justin Trudeau, sotto attacco dei "truckers" che ne chiedono le dimissioni, che ha chiesto la fine delle proteste: "La popolazione di Ottawa non si merita di essere molestata nei propri quartieri, non deve fare i conti con la violenza implicita di una bandiera con la svastica che sventola ad un angolo di strada, o con quella confederata, o con gli insulti e le offese solo perché si indossa una mascherina. Non è quello che siamo noi canadesi". Il capo della polizia di Ottawa, Peter Sloly, ha confermato la presenza e il sostegno di suprematisti bianchi nei confronti della protesta: "Il carburante ideologico del Freedom Convoy è quello dell’estrema destra, dai suprematisti bianchi al Tea Party americano; la sua capacità di mobilitazione – dentro e fuori la Rete – non conosce confini".

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